Non è stata un’annata eccezionale come quella dell’anno scorso, ma è comunque una buona stagione quella che si è appena chiusa per il riso veronese. Rispetto al 2019, che segnò la migliore performance degli ultimi dieci anni, le rese sono state inferiori, ma comunque apprezzabili: 55% contro il 58% dell’anno scorso. A parte qualche grandinata a macchia di leopardo, il meteo è stato clemente contrariamente a quanto avvenuto in Piemonte, con alluvioni ed esondazioni che hanno sommerso le colture risicole.
A fare il punto della stagione è Romualdo Caifa, presidente dei risicoltori di Confagricoltura Verona: «Siamo contenti della stagione, perché la qualità del riso è buona. La situazione meteo è stata in linea di massima favorevole, a parte il caldo eccessivo tra fine luglio e i primi giorni di agosto che in alcune aziende risicole ha causato uno stress alle piante e quindi un po’ di rottura nelle infiorescenze. Di qui la minor resa finale dei risoni. Non possiamo comunque lamentarci, perché il bilancio dell’annata è buono e in linea con altre stagioni, anche se non all’altezza del 2019, che fu però eccezionale». Anche i prezzi sono confortanti, seppure inferiori rispetto a quelli dell’anno scorso. Il Vialone Nano, che è la produzione principale (80-85% su 2.200 ettari totali), viaggia dai 43 ai 48 euro al quintale, mentre il Carnaroli (10%) va dai 48 ai 53. «Il Vialone Nano resta il nostro prodotto di nicchia, che si vende soprattutto a livello locale – sottolinea Caifa -, mentre il Carnaroli, con l’aggiunta del termine “classico”, riuscirà probabilmente ad essere maggiormente valorizzato. I consumatori apprezzano molto la qualità del nostro riso, soprattutto per quanto riguarda il Vialone nano Igp, tanto che non abbiamo risentito dell’emergenza Coronavirus».