«Ancora una volta è la vitivinicoltura a trainare l’economia agraria Veronese, assieme al riso. Per la frutticoltura è stato invece un altro anno da dimenticare». A fare il bilancio di un 2019 dell’agricoltura veronese caratterizzato ancora una volta dal clima, dalla cimice asiatica, dall’incertezza economica e politica, dove la burocrazia e la fiscalità hanno pesato sulla possibilità di reperire manodopera, sono Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona, e Andrea Lavagnoli, presidente provinciale di Cia Agricoltori Italiani.
«Il 2019 è iniziato con un inverno senza piogge, per poi passare a una primavera caratterizzata da precipitazioni intense, accompagnate talvolta da forte vento e grandinate – riassume Lavagnoli –. Questi fenomeni hanno inciso negativamente sulle colture cerealicole, che hanno accusato una sensibile perdita di prodotto e hanno lasciato il loro triste segno anche sui frutteti. Gli effetti di questa primavera estremamente piovosa hanno avuto effetti disastrosi sulle ciliegie. Il mese di giugno, grazie ad un clima più consono, ha visto dei miglioramenti, ma non sufficienti da considerare positiva la stagione cerasicola. Il 2019 non verrà ricordato come un anno positivo neppure dagli apicoltori, che sempre a causa della primavera fredda e piovosa hanno registrato una produzione fortemente ridotta. Un giugno di forte caldo ha aperto le porte a quella che molto probabilmente sarà ricordata come la stagione olivicola peggiore degli ultimi anni. La fioritura degli ulivi è coincisa con un periodo di anomale ondate di forte caldo, che ha portato ad una perdita di produzione stimabile tra il 60 ed il 70%, con picchi talvolta ben superiori. Oltre a questi bassi quantitativi si è aggiunta in alcuni casi anche la mosca».
«Per le pesche, le nettarine, le mele, le pere e i kiwi raccolta insoddisfacente e molte perdite a causa di motivi commerciali e delle criticità dovute alla cimice asiatica. Anche per i cereali continua il periodo nero – sottolinea Ferrarese -. L’annata in corso vede ancora prezzi in picchiata, con un aggravamento riguardante le oleaginose, che portano a casa un risultato fortemente negativo. Felice eccezione il riso, che manda in archivio una stagione che è la migliore degli ultimi dieci anni. Ottime rese, ottima qualità, ottimi prezzi. Bilancio migliore per le orticole e anche per il tabacco buona annata produttiva, però quel che pesa enormemente è l’aspetto commerciale, sempre incerto e basato su pochi acquirenti. Negli allevamenti va registrato ottimismo sul fronte dei suini, dopo anni durissimi, mentre il mercato è cedente per la carne bovina. Per il latte stiamo per archiviare una discreta annata, anche se però ci sono già segnali che prefigurano una fase negativa. L’avicolo gode di una filiera che garantisce marginalità costanti agli agricoltori, in un mercato orientato sempre più all’esportazione. Note drammatiche, infine, per l’olivicoltura, dove le avverse condizioni climatiche hanno portato alla perdita quasi totale del raccolto e all’azzeramento della produzione di olio Dop».
«Terribile è stato l’impatto della cimice asiatica sui frutteti e sulle orticole – riprende Lavagnoli –. L’insetto ha manifestato tutta la sua capacità di creare danni anche alle colture coperte dai teli, arrivando a creare percentuali di danno altissime che arrivano per pere e mele, a seconda delle varietà, anche al 70-80%. Questi insetti sono diventati dei veri e propri flagelli per il nostro comparto ortofrutticolo, a cui vanno trovate quanto prima delle contromisure realmente efficaci».
Per quanto riguarda il lavoro nei campi, il 2019 ha visto intensificarsi ulteriormente la difficoltà a trovare manodopera. «Per la provincia di Verona sono stati assegnati meno di un terzo dei lavoratori extracomunitari necessari per i lavori stagionali – ricorda Lavagnoli -. A questo va aggiunta la difficoltà di trovare personale qualificato per le mansioni che il nostro settore sempre più richiede».