«Il Protocollo Operativo speciale per affrontare gli aspetti sanitari dell’ondata di caldo che ha iniziato a interessare il Veneto è attivo e funzionante su tutto il territorio. Nei Pronto Soccorso stiamo registrando un po’ ovunque un aumento degli accessi causati da patologie correlate più o meno gravi, ma il sistema sta reggendo bene».
Lo ha riferito oggi l’assessore alla sanità della Regione Veneto, Manuela Lanzarin, che sta seguendo l’andamento della situazione sanitaria legata al gran caldo che sta attanagliando tutta la regione Il “Piano Caldo” è stato approvato il 2 aprile scorso dalla giunta veneta, e ogni anno viene aggiornato e riapprovato per fronteggiare al meglio il disagio fisico determinato dalle temperature elevate, abbinate al peggioramento della qualità dell’aria, specialmente negli anziani e nei malati cronici.
Il Piano coinvolge una rete di diverse strutture regionali: dagli assessorati alla sanità e al sociale e all’ambiente all’Arpav, dalla Sala di Coordinamento Regionale in Emergenza-Corem al Sistema regionale della Prevenzione, dai Distretti sanitari ai Medici di Medicina Generale, dalle azioni dei Servizi Sociali territoriali ai Comuni. Per facilitare l’accesso alle informazioni sulle risorse e sulle opportunità offerte dal territorio, è attivato anche il numero verde 800-462340, in collaborazione con il servizio di telesoccorso-telecontrollo.
Operativamente è l’Arpav a emettere un bollettino quotidiano sullo stato climatico suddiviso un 4 aree (montana, pedemontana, pianeggiante-continentale e costiera). Qualora il bollettino Arpav indichi una previsione di disagio intenso prolungato, la Sala Operativa del Corem, sentito il medico reperibile, invia in tempo reale l’avviso di allarme climatico alle strutture pronte a rispondere ai bisogni socio sanitari delle persone.
Attualmente, la situazione nelle varie aree del Veneto è di “disagio intenso” (livello rosso) su tutte le aree, comprese quelle montane, e la qualità dell’aria è definita “scadente” a causa dell’alta concentrazione di ozono. La popolazione considerata a rischio comprende gli anziani, i bambini da zero a 4 anni, i diabetici, gli ipertesi, chi soffre di malattie venose, le persone non autosufficienti, chi ha patologie renali e chi è sottoposto a trattamenti farmacologici.