«Ho chiesto all’Azienda ospedaliera di Verona di assumere provvedimenti conseguenti precisando che non è la Regione a poter giuridicamente licenziare eventuale personale». L’ha detto oggi il presidente della Regione del Veneto, intervenendo sulle conclusione della relazione della Commissione tecnica esterna, coordinata da Vincenzo Baldo, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’Università di Padova, nella quale si afferma che il rubinetto dei lavandini interni al reparto di Terapia intensiva neonatale e di Terapia intensiva pediatrica erano colonizzati non solo dal Citrobacter, ma anche da altri batteri. E che la contaminazione sarebbe arrivata dall’esterno probabilmente a causa del mancato o parziale rispetto delle rigide misure d’igiene imposte al personale nei reparti ad alto rischio, come il lavaggio frequente delle mani, il cambio dei guanti a ogni cambio di paziente o funzione, l’utilizzo di sovrascarpe, sovracamici, calzari e mascherine. E che sarebbe stata utilizzata acqua del rubinetto e non sterile per lavare i biberon dei bimbi, tanto che il batterio è stato trovato anche sulle superfici interne ed esterne dei biberon utilizzati da due neonati».
«Ho notificato la relazione all’Azienda ospedaliera chiedendo di assumere provvedimenti conseguenti precisando che non è la Regione a poter giuridicamente licenziare eventuale personale inadempiente – ha precisato Zaia -. Si tratta di uno dei batteri più terribili – ha spiegato il governatore -. Si parla di 98 pazienti, alcuni hanno perso la vita, altri hanno una qualità della vita pregiudicata. Penso che la relazione della Commissione ispettiva istituita ci impegni in alcune riflessioni: da un lato ci sono le famiglie con il loro diritto alla giustizia, dall’altro gli operatori e di mezzo il Tribunale. Per questo ho chiesto che la relazione sia inviata alla Procura della Repubblica, all’azienda ospedaliera e sia messa nelle disponibilità dei famigliari che purtroppo hanno incrociato il Citrobacter e vissuto questa tragedia».