«Non è stato un voto di scambio ed esprimo tutta la mia solidarietà ai colleghi Brunelli e Castelletti, vittime di maliziosi attacchi». È ironico quanto tagliente Michele Bertucco, capogruppo del Pd in consiglio comunale a Verona, nel commentare oggi con un comunicato il ruolo decisivo svolto la settimana scorsa dai consiglieri del gruppo misto Luigi Castelletti e Marisa Brunelli nel garantire il numero legale in consiglio comunale durante la vertenza Esselunga, determinante per la sopravvivenza dell’amministrazione Tosi.
«Noi non crediamo alle malizie di certa stampa che vorrebbe far intendere l’esistenza di un qualche tipo di correlazione tra le nomina della consigliera Marisa Brunelli in Transeco, fondamentale società del sottobosco Amia guidata dal sempreverde Giuseppe Venturini, e il ruolo decisivo da lei svolto la settimana scorsa assieme al collega Castelletti nel garantire il numero legale all’amministrazione Tosi, mentre il resto della maggioranza tosiana era al mare, oppure in bagno, oppure a tubare con Paternoster – dice Bertucco -. Crediamo invece che Marisa Brunelli, già convinta esponente ulivista, resti un prezioso benché silenzioso baluardo di democrazia cittadina e se ha accettato l’incarico in Transeco lo ha fatto soltanto in virtù di un’alta chiamata nell’Interesse Supremo della Comunità Veronese in un settore in cui ella ha incontrastate competenze, le stesse competenze che hanno lasciato un segno indelebile in Verona Mercato e in Amt, le altre aziende comunali che in passato hanno avuto la fortuna di averla alla guida nel proprio consiglio di amministrazione».
«Diverso il discorso per Luigi Castelletti, tecnico prestato alla politica, fiero competitor di Tosi alle comunali del 2012 – conclude Bertucco -. Sincero sostenitore della trasparenza, infaticabile innovatore dei metodi e dei contenuti della politica, mai e poi mai accetterebbe per se o per un proprio familiare un incarico purché sia, nemmeno se si trattasse del prestigioso consiglio della Fondazione Cariverona di cui sproloquiano alcune malelingue divorate dell’invidia personale in aperta ed evidente malafede».