«L’emergenza Covid aveva indotto alla chiusura dell’importante punto di primo intervento dell’Ospedale di Bovolone: non vi era lo spazio per il pre-triage dedicato. Una misura legittima che doveva essere temporanea. Ora però i Pronto soccorso stanno tornando tutti alla normalità, ma su quello di Bovolone pesa ancora una chiusura a questo punto ingiustificata».
Lo dice Manuel Brusco, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Veneto e bovolonese. «Si tratta di una struttura che prima dell’emergenza Covid serviva un’area molto vasta, ora rimasta scoperta. Fatto preoccupante a maggior ragione nel momento in cui la direzione dell’Ulss 9 annuncia la riapertura di reparti in altri ospedali tra cui il punto nascite a Villafranca – afferma Brusco -. Ricevo molte segnalazioni di cittadini che avrebbero bisogno di questo importantissimo servizio che ora è stato “traslocato” all’ospedale di Legnago, anche se, per consuetudine la popolazione di Bovolone e dei Comuni limitrofi dell’area Nord si dirige verso i Pronto soccorso di Verona. Ricordo che all’ospedale di Bovolone è attivo il reparto di ospedale di comunità ed è presente il reparto di riabilitazione di carattere provinciale oltre ad accogliere ospiti dell’attigua casa di riposo, reparti delicati che devono avere la possibilità di accedere al punto di primo intervento».
«Il sospetto è che l’emergenza Covid possa essere stata usata per far passare un’ennesima riorganizzazione della sanità locale. Insomma, che la riduzione di ospedali e pronto soccorso già da tempo avviata su tutto il territorio, prosegua nel silenzio e all’insaputa dei cittadini – accusa il consigliere regionale -. Si tratterebbe di un fatto gravissimo, oltretutto contrario alle necessità emerse proprio in questi ultimi due mesi nei quali tutti noi abbiamo potuto verificare come sia indispensabile un maggior decentramento sanitario e una più diffusa presenza sul territorio di presidi di prossimità.
In ogni sede competente sono intenzionato a chiedere chiarezza su questa vicenda, così come su quella degli ospedali di Isola della Scala e Zevio, dei quali non si conosce la destinazione futura, dopo che sono stati impiegati come strutture Covid senza che ora sia stato confermato il ritorno all’attività normale».