«Siamo convinti che è ora di dare un forte cambiamento a Cattolica Assicurazioni. Non è più accettabile che il quarto gruppo italiano del settore assicurativo sia governato senza la necessaria trasparenza, con situazioni poco chiare e con pochissimo rispetto dei suoi oltre 25 mila soci, dei quali 16 mila veronesi. Noi intendiamo proteggere questo patrimonio della città e rilanciarlo perché sia quel volano di sviluppo che può e che deve essere non solo per Verona ma per tutto il Nord Est e siamo convinti di vincere, tanto che abbiamo già individuato il possibile futuro amministratore delegato in una figura di grande professionalità e spessore».
Sono le parole con cui Michele Giangrande, dottore commercialista di Verona, ha chiuso oggi la presentazione della lista “Cattolica al centro”, assieme ad alcuni degli altri 16 candidati che con lui si preparano a sfidare, nell’assemblea dei soci convocata per sabato 16 aprile a Verona, in via Germania 33 (l’ex sede di Autogerma), la lista del presidente uscente Paolo Bedoni che invece ripropone il gruppo che ha guidato fino ad oggi la società cooperativa.
È agguerrito Giangrande, e snocciola dati supportato da Francesco Rossi, professore e già preside di Economia all’Università di Verona, dall’avvocato Alessandra Casari di Mantova, da Eugenio Vanda, imprenditore e già direttore commerciale del Gruppo Cattolica, da Enrico Sauro, commercialista veronese: «Siamo fortemente preoccupati prima di tutti dall’attenta lettura del bilancio 2015 che verrà portato all’approvazione dell’assemblea, e poi da quanto sollevato nei tre esposti alla Consob che sappiamo essere stati presentati da società milanesi. Non siamo assolutamente convinti della gestione attuale e soprattutto chiediamo che la compagine sociale abbia la dovuta corretta informazione e trasparenza. Tutte richieste che abbiamo già inviato al consiglio di amministrazione e che attendono risposte, speriamo prima dell’assemblea, per permettere ai soci di decidere e scegliere – avverte Giangrande -. Il margine di solvibilità del gruppo ed alcune sue partecipazioni in altre società meritano approfondimenti. Come è possibile che la valutazione del valore di società partecipate al 60% da Cattolica ed al 40% da Popolare di Vicenza, siano diverse, e non di poco, nei bilanci delle due realtà? Parliamo del valore messo a conto di Berica Vita, Cattolica Life e Abc Assicura per i quali abbiamo calcolato che se queste stesse valutazioni fossero state fatte con i valori assegnati dalla Popolare di Vicenza, avremmo 65 milioni in meno nel bilancio patrimoniale del gruppo. Su un utile presentato di 81,6 milioni approvato la scorsa settimana dal Cda, e proposto all’assemblea. Se a questo aggiungiamo l’ulteriore proposta di distribuzione di un dividendo di 35 centesimi per azione, sarebbero altri 61 milioni da tirar fuori dai conti. Dove va a finire il margine di solvibilità del gruppo? Qui sta distribuendo l’intero utile, e si va anche ad attingere alle riserve. Dov’è finito il principio di prudenza che deve guidare un gruppo importante come Cattolica?»
Ma non finisce qui. «Sono socio di Cattolica dal 2007 e allora le mie azioni le ho comprate a 42 euro – riprende Giangrande -. Oggi sono a 5,5. Possiamo chiederne contro a chi dirige la società da oltre 15 anni? Serve un cambiamento perché è finita la finanza dei rapporti personali, degli intrecci tra società, degli amici degli amici. Chiediamo trasparenza, prima di tutto al collegio sindacale».
Un attacco su tutti i fronti, quindi, quello lanciato dalla lista “Cattolica al centro” e che annuncia una vera battaglia frontale nell’assemblea che il 16 aprile sarà chiamata ad approvare il bilancio ed a decidere il nuovo consiglio d’amministrazione di Cattolica.
«Questa nostra proposta è nata dai tanti soci scontenti dell’andamento e del piano industriale del gruppo – conclude il professor Rossi -. Questa lista è trasparente e chiara, ci siamo dotati di un comitato e di uno statuto per crearla e ci siamo autotassati per promuoverla. Nel nostro programma c’è la riduzione del 20% dei compensi al consiglio d’amministrazione ed al collegio sindacale; l’introduzione di un limite massimo di tre mandati consecutivi per consiglieri e sindaci, la riduzione dei compensi alla dirigenza, rendere trasparenti e chiare le scelte di investimento e le procedure di acquisto di beni e servizi. Insomma, fare chiarezza per rendere questa realtà ancora e sempre un bene prezioso di Verona».