Non molla la presa Michele Giangrande. Il commercialista veronese, che già per ben due volte ha sfidato il presidente Paolo Bedoni per la guida di Cattolica Assicurazioni (la prima volta nel 2014 entrando in consiglio, la seconda nel 2017 ritirando la lista un giorno prima del voto), ha presentato ieri sera la sua candidatura per il posto in lizza nel consiglio di amministratore in contrapposizione a quello indicato dai vertici: il direttore generale Carlo Ferraresi.
Tutto questo in un momento storico per la società di assicurazioni Veronese, la quinta d’Italia per grandezza, chiamata ad aprile ad un aumento di capitale da 500 milioni dall’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni messo in piedi dagli attuali vertici con la cessione del 24,5% del capitale alle Generali di Trieste. Con in cambio la modifica dello statuto da cooperativa (per cui in assemblea uno vale uno al di là delle azioni possedute) a Spa, dove invece conta il peso azionario.
Ieri sera, infatti, in vista dell’assemblea straordinaria che il 31 luglio vedrà l’elezione del nuovo cda (con i 18 mila soci anche stavolta chiamati a votare via mail per l’emergenza Covid entro il 28 luglio) c’è stata la presentazione delle liste: da una parte quella dei vertici uscente che candida Carlo Ferraresi per quel posto nel consiglio di amministrazione e dall’altra Giangrande sostenuto dalle firme di ben 136 soci (ne bastavano 117 per candidarsi mentre chi è proposto dal cda non ha obblighi).
«Ho raccolto la richiesta di tanti soci che, ancora una volta, mi vedono come polo aggregante di chi chiede una discontinuità nella governance di Cattolica – sottolinea Giangrande -. Siamo pronti a sostenere una battaglia anche nell’assemblea del 31 luglio contro quella che giudico, come tanti storici soci di Cattolica, una svendita di quella che resta la quinta compagnia assicurativa italiana». Il riferimento è, chiaramente all’accordo che porta all’entrata di Generali nel capitale con il 24,4% in cambio della sottoscrizione di 300 milioni dell’aumento di capitale.