«Vista la chiusura al dialogo da parte di Poste Italiane sulla decisione di dismettere dal 7 settembre alcuni uffici periferici non ci resta altro che ricorrere al Tribunale amministrativo regionale contro queta scelta». Lo hanno annunciato stamattina il presidente della Provincia di Verona, Antonio Pastorello, ed i sindaci di Albaredo d’Adige, Caprino Veronese, Castelnuovo del Garda, Cerea, Gazzo Veronese, Lavagno, Lazise, Monteforte d’Alpone, Oppeano che hanno visto da lunedì chiudere sul proprio territorio questi uffici postali. La notizia è arrivata nel vertice convocato sull’argomento dal presidente Pastorello.
Un incontro con Poste Italiane voluto per cercare soluzioni alle chiusure degli uffici periferici già attuata in tutto il Veneto da lunedì 7 settembre, ma che invece è terminato senza alcuna risposta dall’azienda postale con il direttore delle Poste di Verona, Maurizio Cianciarelli, con delega anche per Legnago, che non ha rilasciato dichiarazioni perché non autorizzato e che ha potuto solo presentare i servizi innovativi e telematici decisi per ovviare alla soppressione degli uffici.
Constatata l’assenza di apertura da parte di Poste italiane, la Provincia e i sindaci hanno quindi deciso di fare ricorso al Tar, come già sta avvenendo in Toscana, Friuli Venezia Giulia (Udine ha già vinto il ricorso) e altre province venete. L’ufficio legale della Provincia sta adesso studiando la formula più adeguata: se presentare il ricorso come Provincia in rappresentanza di tutti i sindaci interessat, oppure se devono farlo i Comuni.
«È da cinque mesi che facciamo proposte che non state prese in considerazione. Alla fine siamo riusciti ad avere l’incontro di oggi per sentirci raccontare del ‘postino elettronico’ e di altri prodotti innovativi. Il direttore della Filiale di Verona ha fatto il suo mestiere, ma lo Stato quando eroga i servizi non può dimenticarsi così delle esigenze delle fasce deboli, evidentemente il Governo non ha a cuore il sociale. Non ci resta altro che impugnare questa decisione, adesso i nostri uffici legali studieranno al formula più adeguata».
Le rimostranze dei sindaci hanno riguardato soprattutto il forte disagio ricaduto soprattutto sulle fasce deboli della popolazione, come ad esempio gli anziani nel ritiro della pensione. La disputa con Poste italiane risale ad aprile, con la richiesta da parte della Provincia di discutere e trovare formule sostitutive al piano di razionalizzazione degli uffici. Fra queste, era stato anche proposto il “convenzionamento preferenziale”, grazie al quale i Comuni avrebbero stanziato risorse da destinare a Poste italiane pur di tenere aperti gli uffici. La risposta da parte di poste italiane non è mai stata positiva perché obbligata dal decreto Scajola ad attuare le chiusure programmate previste dal ministero dello Sviluppo economico.
«Vista la totale assenza di disponibilità, non resta altro che fare ricorso al Tar. Sarà lo Stato contro lo Stato – sottolinea il sindaco di Castelnuovo, Giovanni Peretti:. E’ una strada obbligata che abbiamo davanti, anche sulla scorta di alcuni pronunciamenti positivi già fatti da altri Tar nei confronti dei Comuni. Nella mia area ho 2.940 abitanti con 520 anziani. Direi che i numeri di chi subisce il disagio la dice lunga».