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31 Maggio 2023
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Coronavirus, la società dell’autostrada A4 chiede altre 5 settimane di cassintegrazione per 420 dipendenti. La Cgil: «Assurdo, uno schiaffo a chi è in vera difficoltà»

«È inaccettabile». Così la Federazione dei trasporti della Cgil di Verona risponde alla richiesta avanzata dalla società autostrade Brescia-Padova di mettere in cassintegrazione per altre 5 settimane 420 dei suoi 449 dipendenti.

«Per non aggiungere tensioni alla già delicata condizione sociale, per senso di responsabilità e in considerazione della gravissima situazione sanitaria che il Paese stava vivendo alla fine di marzo, in piena emergenza Covid, non ci eravamo opposti alla richiesta dell’azienda Autostradale A4 Brescia-Padova di aprire la cassa integrazione ordinaria di 9 settimane per 420 dipendenti su 449 a partire dal 1° di aprile. Eppure i dubbi sulla opportunità di tale richiesta erano fortissimi e la scelta di non prevedere nemmeno l’integrazione salariale per i dipendenti in Cigo palesemente ingiusta e ingenerosa – dice per la segreteria della Filt Cgil di Verona, Raffaello Fasoli -. Ora basta, però: le ulteriori 5 settimane richieste ieri dai vertici di A4 sono per noi inaccettabili, uno schiaffo in faccia alle imprese realmente in difficoltà. È una vergogna che un’azienda che da decenni macina fatturati e utili da capogiro (411 milioni di ricavi nel 2018) chieda aiuti alla collettività, mediante ammortizzatori sociali, con la scusa del Covid. Perché non usano gli utili degli anni precedenti per sanare la loro azienda, anziché attingere agli ammortizzatori e senza nemmeno alcun tipo di integrazione salariale?»

«Per questa ragioni come organizzazioni sindacali ci siamo rifiutati di sottoscrivere la Cassintegrazione e abbiamo preteso che vengano definite tutte le partite ancora in sospeso – afferma il sindacalista -. Negli incontri successivi alla prima richiesta, per verificare l’andamento e l’attuazione della Cig, l’azienda si è spesso dimostrata poco collaborativa nel fornire numeri dettagliati, ed ha organizzato i turni di lavoro e di presenziamento dei caselli a sua piacimento, senza alcun coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. L’azienda non assume dal 2009 e negli ultimi 3 anni la forza lavoro è diminuita di circa 150 lavoratori. Nel frattempo il contratto aziendale è scaduto il 31/12/2019, così come il premio di risultato. Ad inizio anno avevamo fatto un primo incontro, ma poi con il Covid tutto si è bloccato e ad oggi non si sa nulla in merito. Ora basta nascondersi dietro l’emergenza, l’azienda si assuma le proprie responsabilità verso il Paese e verso i lavoratori».

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