Cinque fasi a seconda della gravità dei casi Covid, ad ognuna delle quali corrisponde una diversa organizzazione ospedaliera; l’aumento a circa mille dei posti letto nelle terapie intensive; la possibile riattivazione dei Covid-Hospital e degli ex ospedali a suo tempo riattivati nella fase più “calda” del virus nel marzo scorso; l’incentivazione dell’utilizzo dei test rapidi per la diagnostica; la creazione in ogni Ullss di un punto-tamponi operativo H24; la programmazione della necessità di posti letto per pazienti non Covid, tarata sulle diverse fasi in cui potrebbe evolvere la situazione; mantenimento e implementazione della raccolta del plasma.
Sono i punti cardine del nuovo Piano di Sanità Pubblica per affrontare la fase autunnale della pandemia da Covid-19, presentato oggi dal Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, alla Protezione Civile, a Marghera. Zaia era affiancato dagli assessori Manuela Lanzarin (Sanità) e Gianpaolo Bottacin (Protezione Civile), dal coordinatore del settore emergenza-urgenza, Paolo Rosi, e dal tecnico di Azienda Zero Paolo Fattori.
Resta. però, da attivare in Veneto, l’app Immuni che permetterebbe di tracciare i contaggi. Uno strumento in più contro l’epidemia in quanto consente, attraverso l’impiego ottimale della tecnologia, di avvertire gli utenti che hanno avuto un’esposizione a rischio, anche se sono asintomatici, garantendo loro la massima attenzione alla privacy. A chi si è trovato a stretto contatto con un utente risultato positivo al virus del Covid-19, l’app invia una notifica che lo avverte del potenziale rischio di essere stato contagiato e ciò avviene senza raccogliere dati sull’identità o la posizione dell’utente. L’applicazione è disponibile dal 1º giugno, con una sperimentazione iniziata l’8 giugno in quattro regioni e l’estensione al resto dell’Italia dal 15 giugno.
«Sebbene non obbligatoria, la app Immuni è stata scaricata da oltre 534mila veneti, secondo i dati del Ministero della salute. Ma la App non è stata attivata in Veneto, ovvero non è possibile in tutta la Regione condividere i dati che ha tracciato via bluetooth di tutti i contatti nelle ultime settimane – dice l’onorevole veronese del Pd, Enzo D’Arienzo -. Una grave responsabilità di Zaia che, al contrario, continua a pontificare su tutto, tranne fare il proprio dovere. Ho presentato un’interrogazione al Ministro Speranza per chiedergli di premere su Zaia e sostenere ogni azione funzionale alla sua attivazione e, se necessario, surrogare la Regione Veneto».
Intanto, Zaia ha presentato il nuovo Piano di Sanità pubblica che individua cinque indicatori di rischio (verde, azzurro, giallo, arancione e rosso) legati al numero di posti letto Covid occupati in terapia intensiva e sulla relativa necessità di garantire posti letto sufficienti per l’erogazione di tutti gli altri servizi ospedalieri.
La fase verde si identifica con una situazione che veda occupati da 0 a 50 posti letto Covid e prevede l’utilizzo di posti letto isolati in ospedali hub & spoke; viene preservata l’attività ordinaria in modo diffuso in ogni ospedale; non viene sospesa alcuna attività, salvo un eventuale ritardo nelle prestazioni programmate.
La fase azzurra (quella in cui si trova oggi il Veneto con 61 ricoverati in terapia intensiva) si ha quando i posti letto di terapia intensiva Covid occupati sono da 51 a 150. In questo caso, si prevede l’attivazione di posti letto aggiuntivi negli ospedali hub & spoke e l’attivazione parziale di posti di terapia intensiva del Centro Regionale Urgenza Emergenza; si preserva l’attività ordinaria negli ospedali hub & spoke; si riorganizza l’attività ordinaria con eventuale sospensione (o ritardo) dell’attività programmata.
La fase gialla scatta da 151 a 250 posti letto di terapia intensiva occupati e prevede l’attivazione dei Covid-Hospital; quella progressiva dei posti di terapia intensiva del Centro Regionale Emergenza Urgenza e quella di posti aggiuntivi ordinari e subintensivi. Viene preservata l’attività ordinaria negli ospedali hub & spoke e l’attività ordinaria e di emergenza negli hub. E’ prevista una riduzione dell’attività ordinaria nei Covid hospital con trasferimento delle attività d’urgenza.
La fase arancione scatta tra 251 e 400 posti letto di terapia intensiva Covid occupati e prevede anche l’utilizzo di posti letto ricavabili da sale operatorie nei Covid Hospital. In questo caso l’attività ordinaria è preservata solo negli ospedali hub, mentre scatta una parziale riduzione di attività negli ospedali spoke.
Infine la fase più critica, quella rossa, che scatta al di sopra dei 400 posti di terapia intensiva occupati da pazienti Covid. In questo caso si utilizzeranno posti letto, anche a coorte, negli hub. L’attività di emergenza sarà preservata negli ospedali hub, mentre sarà sospesa anche negli hub l’attività ordinaria.