Videoconferenza su Zoom questa mattina del CoVeSaP, il Coordinamento Veneto dei Comitati per la salute pubblica, che ha lanciato l’allarme sulla reale situazione del Covid 19 in Veneto e posto una serie di domande alla Regione a partire «dalla mancata attuazione della delibera di Giunta regionale n.782 del 16 giugno» che prevedeva un piano di potenziamento dell’assistenza territoriale e dei Dipartimenti di Prevenzione; la dorveglianza strutture residenziali per non autosufficienti; la determinazione del fabbisogno e l’acquisizione di risorse umane e incentivi al personale; la riorganizzazione della rete ospedaliera in emergenza Covid-19, misure urgenti per l’avvio di specifiche funzioni assistenziali e l’assistenza farmaceutica. «Riteniamo che l’aumento del numero di decessi, ricoveri e contagi dovuti alla pandemia sia evidentemente da ricollegarsi in parte alla mancata attuazione di questo piano – ha detto aprendo la videoconferenza Salvatore Lihard, portavoce del Coordinamento Veneto dei Comitati per la difesa della sanità pubblica.
«Il CoVeSaP ha ritenuto di convocare questa conferenza stampa per porre domande e dare voce alle preoccupazioni che molti cittadini si stanno ponendo rispetto alla situazione dell’epidemia in Veneto, rispetto a tre aspetti che riteniamo fondamentali: Aumento del contagio tra la popolazione e aumento dei decessi; aumento esponenziale dei soggetti ricoverati in area non critica e terapia intensiva con conseguente forte tensione su operatori e strutture sanitarie; conseguenze della ritardata risposta per le terapie non Covid», ha spiegato Lihard.
«Relativamente alla diffusione del contagio riportiamo solo alcuni dati di Azienda Zero – ha continuato la dottoressa Maria Pina Rizzo -. Abbiamo confrontato il picco osservato nella prima ondata, 16 marzo (3629 contagiati con una positività del 18,8 % e 158 deceduti, con i dati dell’ultima settimana riportata del 9/11/20 (20.782 contagiati con una positività del 28,8% e 272 deceduti). Il tasso attuale di contagio in Veneto è pari al 2,5% della popolazione e quindi da molti giorni, purtroppo, il Veneto è sempre tra le prime 4 regioni con il maggior numero di nuovi casi».
«Altrettanto importante risultano i dati relativi ai ricoveri in area non critica e in terapia intensiva in cui a partire dal mese di ottobre si è assistito ad una impennata – spiega la dottoressa Rizzo -. La settimana del 2 ottobre ci sono 241 ricoverati in aria non critica e 29 in Terapia Intensiva; la settimana del 17 novembre ci sono 2091 ricoverati in area non critica e 280 in Terapia Intensiva. In un mese e mezzo il numero si è quasi decuplicato e al 22 novembre i nuovi dati sul sito dell’Azienda Zero parlano di 2211 nuovi ricoverati Covid in area medica e 281 in Terapia intensiva, con i negativizzati a 2625 in area medica e 297 in Terapia Intensiva. Alla luce di questi numeri che ci portano alla fase 4 dell’Emergenza come previsto dal Documento Regionale “Aggiornamento del Piano di Emergenza Autunno”, (ricordiamo che la fase 4 prevede l’occupazione dei pazienti Covid fino al 60% dei posti liberi , con l’utilizzo delle sale operatorie e parziale riduzione dell’attività ordinaria. Negli ospedali spoke) non risultando al momento costruiti posti ex novo di Terapia Intensiva o per l’ Area Medica. Chiediamo quindi quanti siano i posti “riconvertiti” per la Terapia Intensiva e Area medica, non risultando al momento un incremento notevole di personale sanitario (medici, infermieri, etc) e che viceversa ci sia una diffusione del contagio tra i sanitari rilevante. Chiediamo con quale personale qualificato saranno attivati i nuovi posti letto allestiti».