«Adesso basta conferenze stampa su letalità, validità dei test e adattamento del virus, ma soluzioni per contenere il dilagare dell’epidemia, migliorare la situazione, fermare la crescita dei decessi, delle sofferenze, liberare reparti per assistere i malati non Covid e proposte per sostenere la vita economica e sociale della nostra comunità». È l’appello lanciato ieri dalla deputata veronese del Pd Alessia Rotta (nella foto), presidente della commissione Ambiente della Camera, al presidente del Veneto Luca Zaia.
«Il tasso di positività in Veneto è schizzato oltre il 36% – fa notare Rotta – . Una percentuale straordinariamente alta se confrontata con quella nazionale, che è al 12,50%, siamo quindi a un livello tre volte più alto rispetto alla media nazionale. In questa seconda ondata in Veneto abbiamo il doppio dei morti rispetto alla Lombardia che ha il doppio della popolazione. Il dato dei ricoveri per Covid continua a crescere, mentre nel resto d’Italia la curva è in discesa».
«Tra 10 giorni riapriranno le scuole – spiega la presidente Rotta -. Con il periodo di incubazione post Natale potremmo diventare la Wuhan d’Italia. Non è mai esistito un modello Zaia, ma un modello Crisanti che è stato allontanato perché oscurava la popolarità del presidente in periodo pre elettorale. In Veneto è stato dimostrato, contro ogni possibile evidenza scientifica, che le centinaia di ore di dirette televisive di Zaia non sono servite a fermare il Covid, ma solo ad aumentare la popolarità del governatore tuttofare. Il presidente è sempre bravo a trovare alibi, adesso è la variante inglese, invece di riconoscere l’amara verità: in Veneto c’è stata una gestione scriteriata e sciatta del virus. Nessun modello di efficienza e prevenzione. Nessuno vietava a Zaia, come ha fatto ad esempio il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, di inasprire le disposizioni del Governo e imporre le zone rosse dove fosse servito. Invece, ha scelto la via di blande ordinanze che non hanno sortito alcun effetto. È del tutto evidente che così non si salva neppure il tessuto produttivo, perché prima si esce dalla pandemia e prima risolveremo anche i problemi dell’economia».
«Noi vogliamo dare una mano al presidente – conclude Rotta -, ma lui deve riconoscere il suo fallimento e dare il via a una nuova stagione di collaborazione che tiri fuori il Veneto da questa tragedia».