Un nucleo di supporto coadiuvato dall’Università di Verona, che dia consulenza giuridica, scientifica nonché tecnologica alle aziende pronte a ripartire, per aiutare gli imprenditori a rendere operativi i protocolli nazionali e regionali per la salvaguardia della salute dei lavoratori e l’adeguamento strutturale dei luoghi di lavoro. Con massima attenzione alla questione della sicurezza del trasporto dei lavoratori ed alla dotazione dei dispositivi da parte delle imprese. È quanto deciso dal tavolo provinciale di coordinamento delle attività produttive, presieduto questo pomeriggio dal prefetto di Verona, Donato Cafagna, presenti l’assessore regionale del Veneto con delega allo sviluppo economico ed energia, Roberto Marcato, ed il rettore dell’Università, Pier Francesco Nocini.
Il tavolo, cui hanno partecipato anche i vertici delle associazioni datoriali, di categoria e rappresentanti delle parti sociali, ha fatto il punto della situazione sulle aziende aperte, sui controlli effettuati sia per le imprese principali che per quelle della filiera produttiva, sulle criticità riscontrate, sulle soluzioni attuabili, su tempi e modi della ripresa.
Oltre 3800 comunicazioni di prosieguo delle attività imprenditoriali tra quelle individuate dal Consiglio dei ministri, 1400 controlli già effettuati dalla Guardia di finanza, ma soprattutto un costante dialogo costruttivo con le imprese da parte della prefettura di Verona – circa 500 richieste di chiarimento e relative risposte – che ha portato ad appena 35 sospensioni.
«Il valore aggiunto che ha messo in campo la Prefettura – ha detto Cafagna, in apertura della riunione – è l’interlocuzione costante che ci consente di monitorare l’attività e accompagnare coloro che vogliono riprendere a lavorare in sicurezza e rispettando le leggi». Favorire la ripresa economica in sicurezza «è una priorità comune», ha aggiunto il prefetto.
Dal tavolo sono anche emersi due interessanti e recenti sondaggi. Su 744 aziende controllate dal Servizio di prevenzione e sicurezza dei luoghi di lavoro dell’Ulss scaligera solo 4 sono risultate carenti dei dispositivi anti Covid 19, mentre uno studio della locale Confindustria rileva che su 47mila dipendenti delle aziende della provincia soltanto lo 0,09% è risultato positivo al contagio da Coronavirus.