Dalla mezzanotte di oggi, per il combinato disposto dei due Decreti dell’11 e 22 marzo, chiuderanno i battenti 15.471 le imprese artigiane della provincia di Verona. Un numero che secondo l’Osservatorio di Confartigianato Imprese Veneto, vale il 62,4% del totale delle imprese artigiane (24.775). Il numero di addetti che si troveranno a casa dal lavoro sarà di 32.414, pari al 55,7% del totale dell’artigianato scaligero.
«Lo stillicidio di decreti – in arrivo nelle prossime ore una possibile ulteriore modifica agli elenchi dei codici Ateco che devono chiudere -, la loro pubblicazione in tarda serata e gli annunci aumentano la complessità del momento – afferma Valeria Bosco, segretario di Confartigianato Imprese Verona – e rischiano di accrescere l’insicurezza e il senso di smarrimento di quanti nella difficoltà continuano ad operare garantendo servizi fondamentali. È fondamentale che nelle prossime ore il Parlamento, in fase di conversione del decreto Cura Italia, accolga il più possibile gli emendamenti proposti dalla Confartigianato e tenga conto anche di queste ulteriori nuove limitazioni”.
In tutto il Veneto sono 77.700 le imprese artigiane che abbasseranno la serranda, il 61,6% del totale in Veneto (126mila circa), mentre gli addetti coinvolti saranno 188.352, pari al 57,5% del totale dell’artigianato veneto.
«Devono essere previsti stanziamenti dedicati a integrazione degli esistenti per sostenere le imprese – aggiunge Bosco –. Numeri mai raggiunti, nemmeno nella grande crisi del 2011/2013 e destinato solo ad aumentare con la prevista chiusura delle tante attività produttive non “indispensabili” programmata da domani 26 marzo e dall’impossibilità nel mondo dipendente artigiano, dove l’80% sono operai, di continuare a lavorare in modalità smart working».
«In questo momento – conclude il Segretario di Confartigianato Imprese Verona – è fondamentale un grande senso di responsabilità da parte di tutte le parti sociali, affinché le imprese che oggi sono autorizzate ad operare possano farlo con serenità e in sicurezza, tenendo presente sempre che non possiamo permetterci oggi di arrestare del tutto il sistema produttivo se non a costo di una grave crisi occupazionale domani. Va infine previsto con provvedimento unico, chiaro ed inequivocabile, che i titolari delle imprese possano andare nella propria impresa per vigilare i macchinari e la sicurezza degli impianti».