Proprio mentre il Governo sta decidendo quale provvedimenti mettere in campo per evitare, durante le Festività di Natale, una terza ondata dell’epidemia, i presidenti degli Ordini dei Medici chirurghi e Odontoiatri di Verona, Carlo Rugiu, e degli Infermieri di Verona, Franco Vallicella, hanno inviato oggi una lettera aperta al governatore del Veneto, Luca Zaia, per lanciare un appello per un vero lockdown in Veneto: «È necessario intraprendere delle misure di prevenzione sanitaria attraverso restrizioni più severe di quelle attuali, al fine di riportare l’indice di contagiosità a un livello di maggiore controllo».
«Tutte le strutture ospedaliere di Verona e provincia sono in forte tensione e un ulteriore incremento dei casi diventerebbe insostenibile – scrivono Rugiu e Vallicella -. Le condizioni di lavoro di medici, infermieri, tecnici e operatori sanitari si sono fatte sempre più pesanti. Le continue raccomandazioni ai cittadini di mantenere comportamenti responsabili sono state disattese, col risultato che il numero dei contagi aumenta quotidianamente e così pure il numero dei ricoveri. La Germania e altri Paesi del Nord Europa, con numeri nazionali inferiori ai nostri, si preparano a un lockdown totale, certamente consci dei risvolti economici negativi. Capiamo che il momento è delicato, ma proprio per questo, a nome dei medici e degli infermieri di Verona e provincia, chiediamo di riportare l’indice di contagiosità a un livello di maggiore controllo attraverso un inasprimento delle restrizioni, per garantire la tenuta del Sistema sanitario regionale e degli operatori stessi».
«Siamo a metà dicembre e gli ospedali veronesi e i reparti Covid allestiti ex novo sono saturi -continua Rugiu – e si parla di terza ondata, ma la sensazione è che faticheremo a uscire dalla seconda. Se le raccomandazioni non sortiscono effetto, la Regione deve fare un passo in più per riportare la situazione a livelli di sostenibilità. I medici si domandano: quanti morti dovremo ancora contare? Il Sistema sanitario è al limite, così come quello economico. Condizioni che non devono durare, affinché l’emergenza sanitaria non si trasformi in emergenza umanitaria».
«Gli infermieri sono gli operatori di maggiore prossimità temporale e fisica al malato e lo testimoniano le percentuali di contagio pubblicate recentemente dall’Inail – avverte Vallicella . Al 31 ottobre, tra gli operatori sanitari contagiati in Veneto oltre l’86% sono infermieri. Ora, in particolare, sono molto provati sia sul piano fisico che su quello emotivo, la prima ondata ha lasciato segni profondi e la seconda ne sta lasciando di peggiori. Senza un aiuto da parte di istituzione e cittadini per contenere la diffusione del contagio e la conseguente necessità di cure e di assistenza, il rischio di non riuscire a dare risposte diventa concreto».