C’è una storia di violenze famigliari e maltrattamenti dietro all’esplosione che ieri, a Verona, poteva costare la vita a due poliziotti, oltre all’uomo che ha dato fuoco ad una tanica di benzina facendola esplodere. Alla fine, i feriti sono sette, tutti ricoverati al centro ustioni di Borgo Trento. I più gravi i due poliziotti avvolti alle gambe ed alle braccia dalla fiammata. In ospedale per un principio di soffocamento un terzo agente che era rimasto all’esterno e che subito dopo l’esplosione si è precipitato nella casa per soccorrere i colleghi e il marito della donna. Nessuna esplosione di bombole del gas, dunque, come era invece emerso nei minuti che hanno preceduto la vicenda.
Tutto è avvenuto in pochi secondi, quando gli agenti e i vigili del fuoco sono riusciti ad aprire la porta dietro alla quale si era barricato un nigeriano di 36 anni, proprietario dell’appartamento, che non voleva permettere alla moglie, che l’aveva denunciato per violenze e maltrattamenti, di recuperare le sue cose: come sono entrati i poliziotti si trovati davanti all’uomo con in mano una tanica di benzina, con l’immigrato che ha acceso il fuoco provocando la fiammata che li ha colpiti.
I due agenti stavano accompagnando la moglie del nigeriano, da giorni ospitata in una casa alloggio per donne in difficoltà, a recuperare le sue cose, i suoi abiti, nell’abitazione. La donna è rimasta leggermente ferita. Era stata lei, anch’essa nigeriana, a chiamare stamattina il 113 per essere accompagnata nella sua vecchia abitazione. Ma una volta arrivata lì, assieme ai tre poliziotti, si era accorta che era stata cambiata la serratura della porta d’ingresso. Gli agenti hanno avvertito la magistratura e, una volta ottenuto il permesso, si sono fatti aprire la porta dai vigili del fuoco. All’interno, però, li attendeva il nigeriano con la tanica di benzina in una mano e l’accendino nell’altra.