Cherchez la femme. È una donna moldava la protagonista del giallo alla Lupin che dal 18 novembre scorso ha sconvolto Verona, dove una banda di rapinatori quella notte si portò via 17 preziose tele, da Rubens a Pisanello, sottratte al museo di Castelvecchio.
Opere che sarebbero state recuperate ieri in un’operazione tra la Moldavia e Verona, portata avanti dalla Squadra Mobile scaligera e dai carabinieri del Comando operativo di Roma dello speciale nucleo di tutela del patrimonio artistico che hanno effettuato 12 arresti, fermando a Verona la guardia giurata, Francesco Silvestri, che quella notte era di servizio a Castelvecchio, suo fratello (ex guardia giurata già allontanato dal posto di lavoro per alcuni problemi) e la fidanzata moldava di quest’ultimo. E sarebbe stata la donna a fare da collegamento con una banda di ladri e rapinatori Moldavi: le altre 9 persone fermate tra la notte di ieri e il pomeriggio in Moldavia.
Sempre in Moldavia, gli inquirenti, coordinato dal pubblico ministero della Procura di Verona, Gennaro Ottaviano, avrebbero recuperato le 17 preziosissime tele: si parla di un valore attorno ai 20 milioni di euro.
«La speranza è di rivedere subito al museo di Castelvecchio le tele che erano state sottratte – ha subito detto ieri il sindaco di Verona, Flavio Tosi -. Un plauso va agli inquirenti ed alle Forze dell’Ordine per aver risolto in pochi mesi una vicenda dolorosissima per la città. Che qualcosa di poco chiaro fosse accaduto sul fronte della sicurezza quella notte, come amministrazione, l’avevamo detto subito», continua Tosi riferendosi al coinvolgimento nell’inchiesta della guardia giurata della “Securitalia”. Il Comune, infatti, poche settimana fa aveva anche presentato denuncia contro la società di vigilanza privata per quanto accaduto quella notte. «Era evidente – ha dichiarato Tosi – che c’era una responsabilità da parte di chi era preposto alla sorveglianza del museo. Quella notte ci sono state falle palesi sulle procedure che andavano seguite per la sicurezza e troppe coincidenze ”fortunate” per i ladri non lasciavano dubbi sulla presenza di un basista all’interno del museo. Ora bisogna sperare nel completo recupero delle opere e che siano in buono stato nonostante il furto e gli spostamenti subiti».
I particolari dell’operazione che hanno portato ai 12 fermi tra Italia e Moldavia saranno resi noti oggi a Verona, alle 15, dal Procuratore capo Mario Giulio Schinaia, dal pm Ottaviano, dal Questore, dal capo della Squadra Mobile, dai comandanti dei carabinieri di Verona e del Comando operativo di Roma dello speciale nucleo di tutela del patrimonio artistico.
Da quel che ieri è emerso dagli inquirenti, ancora impegnati nell’operazione di recupero delle tele, la banda sgominata non pare fosse composta da veri professionisti del settore. Ma più che altro raffazzonata tra criminali comuni Moldavi (che infatti quella notte danneggiarono anche una tela di Giulio Lucinio ”La conversione di San Paolo” nel tentativo di staccarla dalla cornice), collegati alla donna fermata.
Quella sera del 18 novembre tre banditi avevano fatto irruzione nel museo veronese all’ora di chiusura, con il sistema di allarme non ancora inserito e dopo avere immobilizzato la guardia giurata e un’addetta alla biglietteria avevano trafugato 17 opere d’arte, con estrema calma, impiegando circa un’ora prima di caricare le tele di inestimabile valore sulla monovolume della guardia giurata e darsi alla fuga.
Ma a tradire tutti sarebbe stata proprio l’auto usata per portarsi via i quadri dal museo: la monovolume della guardia giurata oggi indagata come basista del colpo. Quell’auto, quella notte, era parcheggiata, aperta e con le chiavi nel cruscotto, al posto perfetto per caricarsi i quadri. Fin troppo, all’interno del cortile del museo. Non solo, quando le forze dell’ordine l’hanno recuperata, nel bresciano, non era stata “bruciata” come invece spesso avviene per cancellare ogni traccia. No, era intonsa.
Non solo, agli inquirenti, quella notte, il vigilantes aveva raccontato di essere stato legato e di non essere stato in grado di liberarsi. Strano, visto che invece era riuscito a farlo la cassiera nonostante la donna avesse la mobilità di un solo braccio.
Un’indagine durata 4 mesi con intercettazioni, pedinamenti, controlli tra l’Italia e la Moldavia. Fino ad avere ben chiaro tutto il quadro e, soprattutto, aver ben localizzato tutte le opere rubate. Solo allora, ieri notte, è scattato il blitz di Polizia e Carabinieri. Ora, l’impegno è tutto per riportare quei tesori a Verona. «Le opere trafugate al museo di Castelvecchio non sono ancora state materialmente recuperate. Speriamo di poterlo fare presto – ha detto ieri il procuratore capo della Repubblica di Verona, Mario Giulio Schinaia -. Siamo sulla pista buona ma non abbiamo ancora messo le mani sui quadri».
Massimo Rossignati