Destinare le aree verdi dei penitenziari del Veneto ad attività agricole, trasformare e commercializzare i prodotti, formare i detenuti per inserirli nelle aziende regionali. Sono questi i punti principali del protocollo d’intesa firmato ieri a Mestre nella sede di Confagricoltura Veneto da Lorenzo Nicoli, presidente regionale dell’associazione agricola e Enrico Sbriglia, Provveditore dell’amministrazione penitenziaria del Triveneto. Un patto che riguarda tutte le persone detenute oggi nei penitenziari veneti che sono 2116, di cui 115 donne.
L’accordo, di durata biennale, è finalizzato al reinserimento sociale e lavorativo delle persone in esecuzione penale interna ed esterna con il coinvolgimento in attività imprenditoriali legate all’agricoltura, che passeranno, soprattutto, attraverso i corsi di formazione proposti, in collaborazione col Provveditorato e le Direzioni, da Confagricoltura Veneto e il supporto di imprese e cooperative del settore che potranno dare lavoro al personale formato.
Il progetto coinvolgerà gli istituti penitenziari di Verona, Padova, Venezia, Vicenza, Treviso, Belluno e di Rovigo, con un’azione ad ampio raggio che prevede di realizzare o potenziare nelle aree verdi filiere produttive con caratteristiche ecocompatibili, sviluppando qualsiasi settore produttivo e agro industriale per la trasformazione. Lo scopo è quello di valorizzare e commercializzare i prodotti derivati dall’attività lavorativa dei detenuti, accedendo anche ai fondi dell’Unione Europea relativi alle politiche di sviluppo rurale per professionalizzare le persone detenute nel campo agricolo. Nel progetto sono previsti percorsi di formazione per creare opportunità di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti in ambito agricolo, soprattutto per figure professionali di difficile reperibilità. In futuro si prospetta anche la possibilità di riservare una percentuale delle produzioni ottenute nelle aree verdi delle carceri alla vendita diretta al personale penitenziario e alle persone detenute, praticando prezzi di promozione e di fidelizzazione, i quali terranno conto dell’impegno profuso dalla comunità penitenziaria. Verrà considerata, infine, l’opportunità di chiedere agli enti pubblici la possibilità di concedere in comodato d’uso aree agricole o forestali non ancora valorizzate, per implementare il lavoro nel campo agricolo delle persone detenute in regime di misure alternative alla pena.