Domenica i lavoratori della Casa di Risposo di Isola della Scala hanno consegnato alla candidata alla presidenza della Regione Veneto, Alessandra Moretti, una lettera che ricostruisce la situazione dell’ospizio, al centro di un’indagine della Magistratura per un buco da 6 milioni di euro per il quale sono sotto accusa l’ex direttore segretario, Gianluca Alberti, , l’ex presidente dell’ospizio, Marco Biasia, i revisori dei conti e pure il sindaco di Isola della Scala, Giovanni Miozzi. E nella quale i dipendenti chiedono l’impegno del candidato alla guida della Regione per risolvere i nodi dell’Ipab Casa di Riposo “Benedetto Albertin”i di Isola della Scala. La stessa lettera consegnata alla Moretti verrà inviata a tutti gli altri candidati “governatori” del Veneto.
«Questa struttura a causa delle ruberie dei suoi amministratori si ritrova con un debito presunto di circa 6.000.000 euro e sul punto di essere svenduta a privati tramite un bando europeo, voluto, a questo punto, da tutti tranne che dai dipendenti, che hanno a cuore questo ente pubblico e il servizio eccellenza che fino ad ora ha fornito alla comunità.
Comunità a cui è molto legato anche perché frutto di un cospicuo lascito di un concittadino ora sperperato invano – scrivono nella lettera i dipendenti che ieri hanno anche dimostrato con manifesti e lenzuola con slogan davanti alla casa di riposo -. La mala gestione sta continuando tutt’ora con la gestione commissariale, interessata unicamente a fare cassa sulla pelle dei dipendenti. È, infatti, di questi giorni la determina (ultimo atto del commissario a fine mandato e non rinominabile) che richiede la restituzione dei soldi percepiti per le progressioni orizzontali, fatte, dicono, illegittimamente. Cifre esorbitanti (frutto di retroattività addirittura decennale) per un dipendente con un salario medio di 1.200 euro. A queste si aggiungeranno presto anche le richieste per i compensi percepiti con il premio di produzione e per l’indennità di rischio portando le somme da restituire a cifre veramente astronomiche. Il tutto quando il Commissario regionale ha messo nero su bianco in una delibera che l’IPAB ha un utile di oltre 400.000 euro, che permetterebbero con l’elezione di un nuovo Consiglio di Amministrazione, capace e onesto, di gestire l’Ente, di farlo camminare con le sue gambe e ripagare il debito (che con molta probabilità è di molto sovrastimato, visto che i 500.000 euro dovuti ai fornitori sono già stati in parte saldati). Allora perché c’è solo la volontà di appaltarlo?».
«Noi ci chiediamo perché a pagare siano sempre e solo i dipendenti, colpevoli di aver sempre e solo lavorato (alcuni sono dipendenti dell’Ipab anche da più di 30 anni), e di continuare a farlo anche ora, con grande professionalità e responsabilità, nonostante la situazione difficile, e responsabili solo di avere una busta paga su cui rivalersi facilmente e non i veri responsabili del dissesto disastroso dell’Ente – conclude la lettera -. Le chiediamo, quindi, un impegno forte e chiaro affinché si possa uscire da questa situazione insostenibile, evitando di svendere la nostra struttura ai privati».