Nell’estate senza camerieri e inservienti a Gardaland, Tobia sogna di fare il cuocoNell’estate dove a Verona i ristoratori non trovano camerieri, l’Arena comparse e Gardaland è costretta a chiudere alla sera alle 19 13 giostre perché non riesce ad assumere stagionali per arrivare a coprire i tre turni giornalieri, è bello ricevere la lettera di uno studente entusiasta per la sua scelta formativa e per il lavoro che l’attende. Per questo abbiamo deciso di pubblicarla, così come l’abbiamo ricevuta nel giorni scorsi.
Mi chiamo Tobia e sono un allievo della scuola di formazione professionale Don Calabria. Sto frequentando il quarto anno di specializzazione per diventare “Tecnico di Cucina”.
La cucina è la mia passione da sempre: fin da piccolo mi immaginavo fra i fornelli intento a preparare una pentola di brodo, un arrosto, un timballo di verdure o una torta millefoglie. Avevo le idee chiare fino alla terza media, quando è entrata prepotente nella mia vita un’altra passione: la tromba. Cucinare suonando non era possibile. Quindi il dilemma si poneva tra una scuola di musica o un percorso per diventare un vero cuoco. La prof delle medie ha giocato sporco ed ha accompagnato tutta la classe in visita al Don Calabria, facendo pendere l’ago della bilancia per la scuola di cucina. La tromba si è un po’ offesa ma nel tempo se n’è fatta una ragione, anche perché non l’ho mai abbandonata: la pulisco, la lubrifico, e naturalmente la suono.
Mi piace studiare e non mi tiro indietro, ma mi piace anche mettere in pratica fin da subito quello che studio, perciò la scuola professionale mi è sembrata il percorso migliore. Il primo impatto non è stato semplice: ero l’unico della mia classe delle medie ad aver scelto l’alberghiero e mi sono ritrovato con compagni tutti nuovi, relazioni da costruire ed un ambiente scolastico differente. Tutto sommato il primo anno è volato via veloce e nel tempo si è consolidato il mio desiderio di fare cucina, pur avendo sperimentato anche la professione di sala e bar.
In seconda il gruppo classe è cambiato ed è stato più facile perché tutti i compagni condividevano la stessa scelta. Non nego che lavorare in gruppo può comportare difficoltà e complicazioni, ma le cose realizzate insieme danno molta più soddisfazione. Inoltre in cucina abbiamo sempre mantenuta aperta la possibilità di discutere e decidere insieme all’insegnante l’organizzazione, i ruoli, le realizzazioni.
In terza poi le cose si sono fatte ancora più interessanti perché si è lavorato sulla realizzazione di piatti sofisticati e si è curata molto l’estetica delle presentazioni.
Ora dovete considerare che tutto quello che vi ho raccontato rapidamente è accaduto nel bel mezzo di una pandemia… e allora? direte voi. E allora Dad, ore passate davanti al computer, impossibile fare stage in azienda, relazioni come se abitassimo tutti a mille chilometri di distanza. Vi assicuro che non è stata una passeggiata, ma se c’è da dire qualcosa sul CoVid è che nonostante abbia messo alla prova noi e la scuola, ha ottenuto il risultato di consolidare ed approfondire il rapporto nel gruppo e con gli insegnanti. Abbiamo avuto occasione di discutere non solo di cucina, ma anche di valori, di indirizzi di vita, di stili di comportamento e questo ci ha fatto bene.
Ora frequento il quarto anno di specializzazione e quest’anno ho potuto finalmente fare una vera esperienza in azienda: tre giorni a scuola e tre giorni al lavoro si è rivelato molto impegnativo, ma di enorme soddisfazione. Se aggiungiamo a questo le numerose uscite didattiche che quest’anno sono state possibili direi che è stato un anno molto interessante e prezioso. Nel frattempo coltivo il sogno di imbarcarmi su una nave da crociera dove lavorare come cuoco
Dimenticavo: continuo a prendermi cura della mia tromba, come faccio per ogni piatto che cucino. Cucinare è un po’ come suonare in un gruppo: l’armonia funziona se tutti suonano lo stesso spartito.