«La pandemia ha reso palese quanta fragilità portino la complessità e la frammentazione, in un mondo, quello dell’economia e del lavoro, fatto invece di profonde interconnessioni tra i diversi settori e le molteplici professioni».
L’ha detto Maurizia Rizzo, segretaria generale uscente di Fisascat Cisl Veneto, nella sua relazione introduttiva al Congresso di Fisascat, in corso oggi e domani a Castelnuovo del Garda, la più importante federazione di Cisl Veneto per numero di iscritti, 47mila, e settori rappresentati: dal commercio al terziario, dalla ristorazione al turismo e ai multiservizi, e ancora sanità e servizi sociali socioassistenziale, studi professionali, ma anche vigilanza, farmacie, assistenza domestica.
Il dito è puntato anche contro i codici Ateco, che definiscono un universo polverizzato di singole attività. La loro inadeguatezza è con ogni evidenza esplosa a partire dal lockdown. A questo si aggiunge la numerosità dei contratti nazionali del lavoro non sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi, fattore che genera dumping contrattuale. Una frammentarietà che ha voluto dire, di fatto, anche diseguaglianze di tutele e di aiuti a cui è indispensabile quanto prima porre rimedio. Ne è esempio eclatante l’insieme di comparti rappresentati proprio da Fisascat, che ha a suo riferimento 44 contratti nazionali del lavoro (da cui è tutelato un occupato su tre in Veneto) e vede, tra i suoi, proprio alcuni dei settori messi in ginocchio dalla crisi pandemica. I tre più importanti – commercio, turismo e ristorazione, sanità e servizi sociali – contano ben 460 codici Ateco (ossia tipologie di imprese) complessivi e 90 diverse professioni regolamentate: il solo commercio (ingrosso e dettaglio) vede ben 404 codici Ateco e 24 professioni. Nella congiuntura d’emergenza, tutto questo si è tradotto in una contrattazione sindacale preclusa in diversi casi e in un’efficacia disomogenea degli interventi governativi, quelli di supporto economico per sostenere nella crisi imprese e lavoratori come quelli mirati a contenere i contagi.
«C’è la necessità fondamentale di operare tenendo in considerazione le filiere nella loro globalità, piuttosto che lavorare solo per distretti o singoli settori, programmando interventi e politiche di sistema anche per sostenere più efficacemente la ripresa dell’economia e dell’occupazione – ha detto la segretaria Rizzo (nella foto) –. Una ripresa che c’è, e si vede, ma ha bisogno di aumentare la marcia per riportarci al panorama preCovid, obiettivo da raggiungere agendo sul fronte di maggiori tutele e di una contrattazione innovata tra categorie, di territorio, ma anche con la formazione e la riqualificazione delle competenze».
«La pandemia ci ha insegnato che siamo tutti collegati: se va in crisi un settore, si ripercuote anche sugli altri settori – ha confermato Flavio Convento, componente della giunta regionale di Confesercenti Veneto –. Il sistema della rappresentanza e della contrattazione deve avere una visione a 360° per poter essere rilanciato, e ce n’è la necessità ancor più in questa fase delicata in cui ancora si fatica a capire cosa potremo fare nel prossimo futuro. Purtroppo i momenti difficili non sono ancora passati».
Una ripresa che avrebbe anche il bisogno di un ricambio generazionale nel management di tante imprese, come ha ricordato Roberto Sartore, presidente di Confprofessioni Veneto: «La pandemia ha rafforzato le difficoltà così come ha evidenziato ancor più il problema della mancanza di cambio generazionale e di nuove figure professionali. La ripartenza, che in Veneto si vede, ha messo le imprese di fronte a nuove sfide che chiedono di essere fronteggiate da figure capaci di accompagnare questa fase, a tutti i livelli».
L’esigenza di lavorare con unitarietà e come sistema, promuovendo ovunque possibile la bilateralità, è sollecitata anche per accompagnare la transizione digitale e green che il Pnrr dovrà tradurre in linee di intervento, politiche e risorse adeguate. «Oltre che per impostare azioni di sostegno efficaci, il fatto di avere uno sguardo più complessivo e integrato, che tenga adeguato conto dell’interconnessione emersa evidente nella pandemia, servirà anche ad attuare vere politiche di sviluppo che vadano in questa direzione – ha ricordato Eugenio Gattolin, direttore di Confcommercio Veneto -. L’impegno più importante oggi è accompagnare i processi di cambiamento, che è fatto dalle persone anzitutto, tenendo presente anche i nuovi lavori e le nuove attività all’interno dei settori tradizionali, per cui si rende opportuno un nuovo regolamento dei profili e senz’altro la creazione di percorsi formativi coerenti».
È quanto ha rimarcato anche Gianfranco Refosco, segretario generale di Cisl Veneto: «C’è un tema trasversale a tutto che è quello dell’accompagnamento delle persone nelle dinamiche di transizione. Molti dei settori rappresentati da Fisascat sono caratterizzati da discontinuità lavorativa e a precarietà contrattuale: è importante allora concentrarsi sui flussi di spostamento del personale da un settore all’altro, ed essere capaci di fornire loro le giuste competenze per ricollocarsi».
Ne è convinta anche Erica Dal Degan, vicepresidente regionale di Confcooperative Veneto e di Federsolidarietà Veneto: «I segnali di ripresa continueranno ad essere incerti per il futuro, se non si fa sistema di filiera nei servizi ma anche si deve ragionare insieme per individuare nuove filiere. Aggiungo che dobbiamo lavorare nell’ottica di integrazione tra i diversi settori di attività profit e non profit, se vogliamo frenare quel processo di licenziamenti, oggi ancora poco misurabile, puntando sulla riqualificazione delle competenze e su un più efficace orientamento professionale».
Anche sul fronte della cooperazione sociale, per la quale molti lavoratori sono rappresentati da Fisascat, il dialogo col sindacato è stato in questi due anni fondamentale e lo resta ancor oggi. Come ha evidenziato Loris Cervato, responsabile del settore sociale di Legacoop Veneto: «In questi terribili mesi per noi il problema è stato e resta duplice: da un lato il mantenimento dei posti di lavoro per tante cooperative del settore sociosanitario come dei multiservizi, dall’altro l’inserimento lavorativo di persone in situazioni di fragilità, che è l’obiettivo sociale di tante nostre imprese. Ai sindacati diciamo che è strategico aumentare il livello delle relazioni per attivare tutti gli strumenti normativi e contrattuali e trovare soluzioni per l’inserimento di fasce svantaggiate».
«Nel settore specifico del turismo, la trasversalità è fondamentale – ha confermato pure Italo Candoni, direttore di Ebit-Federturismo (Confindustria) –. Solo se si apre dunque alla collaborazione e alla condivisione di progettualità comuni e di sistema con settori diversi come agroindustria, tessile e moda, legno e arredo, outdoor, c’è possibilità di sviluppo. Se invece mettiamo “codici selettivi” anche alla collaborazione tra settori siamo morti, soprattutto in vista dell’arrivo delle risorse comunitarie nei prossimi anni».
Insomma, per conferire alla ripresa un passo più deciso la sollecitazione è a superare steccati, avere una visione globale, mettere in campo azioni di sistema promosse insieme dai diversi attori. Perché se è vero che per alcuni settori che hanno parecchio sofferto molti numeri hanno oggi davanti un segno positivo, ancora non si sono recuperati i livelli del preCovid, con un 2019 che aveva toccato indici di crescita significativi.