«La richiesta di un Centro di permanenza per i rimpatri a Legnago, formulata dal presidente del consiglio comunale di Legnago, Paolo Longhi, e dal responsabile della Pianura veronese di Fratelli d’Italia in una conferenza stampa ribadita con una successiva intervista, è stata finalmente ritirata, a seguito dell’azione del PD, delle proteste dei cittadini e del tardivo no anche di sindaco, Lega e FI, che spacca la maggioranza legnaghese».
A dirlo, oggi, è stato il segretario provinciale del Pd Verona, Franco Bonfante, intervenendo assieme alla segretaria del Circolo Pd di Legnago Luigina Zappon, sulla vicenda in un incontro in piazza Garibaldi a Legnago che ha visto la presenza di numerosi esponenti dei circoli del Pd del Basso Veronese e amministratori del Pd.
«Nel voler farsi belli con Meloni e il suo governo, Longhi e Fratelli d’Italia della Pianura veronese hanno comunque esposto il territorio ad un grave rischio, ponendo la nostra zona sotto i riflettori, segnalandola così alle autorità nazionali – hanno sottolineato Bonfante e Zapppon -. Amministratori seri non si comportano così, tanto più su temi delicati che toccano la sensibilità e l’attenzione dei cittadini legnaghesi e della zona. Dopo le ridicole uscite del sindaco con fasce tricolori nel cassetto e bandiere africane, ci mancava anche questa: il presidente del consiglio Comunale che fa ufficialmente proposte avventate poi ritirate».
«Gli accordi internazionali che permettono i rimpatri – argomentano gli esponenti Pd – sono molto difficili da ottenere, e i rimpatri effettivi sono circa 2/3.000 l’anno su 100/200 mila arrivi. Di conseguenza, le migliaia di persone identificate sono destinate a rimanere parcheggiate in queste strutture/tendopoli per lunghissimo tempo e in numero crescente, proporzionale agli sbarchi. Tali inumane condizioni sono foriere di tensioni che sfociano spesso in rivolte e fughe. Inoltre, scaduti i 18 mesi di “permanenza” obbligatoria, queste persone tendono a stazionare sul territorio, avendo alle spalle un bagaglio di esperienza molto più simile alla detenzione che non alla integrazione».
«Come Pd – sottolinea Bonfante – ribadiamo che l’alternativa non è tra accoglienza e rimpatri, ma tra accoglienza diffusa e grandi hub che creano spesso disordini e insicurezza Chi delinque va messo in carcere, ma la prima preoccupazione, oggi, deve essere quella di ridare nuova linfa alla rete di accoglienza formata da istituzioni, terzo settore e volontariato sociale, che i decreti Salvini hanno smantellato; l’unica in grado di assicurare oltre ad posto letto e ad un pasto caldo anche gli indispensabili servizi di integrazione com insegnamento della lingua italiana, educazione civica, avviamento al lavoro».
Per il Pd veronese serve, dunque «una politica concreta e realista che punti a governare i processi sul territorio e smettere di fare vuota propaganda. L’immigrazione è un fenomeno epocale e come tale va trattato». Da qui la proposta e la richiesta della segretaria legnaghese del Pd Zappon: «I comuni e i territori che ospitano al loro interno un centro di accoglienza dovrebbero essere esentati dai Cpr».