Risolto in extremis, per la coalizione che candida a sindaco il leghista Graziano Lorenzetti, il problema delle liste elettorali non conformi, a causa del mancato rispetto della parità di genere. La Lega ha optato per una modifica della propria lista, ripartendo da zero con la raccolta delle firme: una scelta rischiosa, una vera prova di forza, che ha visto gli esponenti del Carroccio impegnati fino a notte fonda nei locali cittadini ieri sera, e nuovamente in piazza questa mattina, per completare il numero minimo di sottoscrizioni richieste, arrivando in municipio con la documentazione completa a pochissimi minuti dalla chiusura, fissata per le 12.
Rilevante la novità nella compagine salviniana, rispetto alla lista originale: per far posto a una candidatura femminile, infatti, si è dovuto togliere un candidato maschio, e si tratta nientemeno che dell’ex sindaco Roberto Andrea Rettondini. Variegate le versioni sul suo passo indietro: qualcuno parla di beau geste per non costringere nessuna delle nuove leve a rinunciare alla corsa, qualcuno altro parla di richiesta arrivatagli dall’alto, e presa non troppo bene dall’interessato, che avrebbe comunque accettato per spirito di squadra. Quale che sia la verità, sta di fatto che Rettondini non concorrerà per Palazzo de’ Stefani: sarà la prima volta dopo oltre 25 anni.
Avvicendamento in lista e nuova raccolta firme anche per la civica “Scelgo Legnago”, di fatto componente “gemella” della Lega. Scelta differente, invece, per la terza lista con problemi di “quote rosa”, ossia quella che porta il nome del candidato sindaco: la “Lista Lorenzetti Sindaco” concorrerà con 15 candidati e non 16, stante il ritiro di Andrea Tobaldini. Con un candidato maschio in meno la parità di genere è ristabilita, essendovi 5 donne, ossia un terzo come minimale richiesto dalla normativa.
Nessun problema, come già anticipato, per la lista Fdi-“Legnago Domani” capitanata da Paolo Longhi, così come per le liste di Toufik Riccardo Shahine (Forza Italia e le civiche “Prima Legnago” e “Viva Legnago per l’autonomia del Veneto”), di Silvio Gandini (“Legnago Futura”, “Per una città in comune” e “LiberInsieme”) e per quella di Diletta Marconcin (“Legnago Chiama”). (F.Z.)