Un’odissea a raggi x al Mater Salutis di Legnago. È il titolo che si potrebbe dare alla storia raccontata a Primo Giornale da una lettrice. Nessuna accusa all’ospedale legnaghese o all’Ulss 21, ma solo la cronaca di quanto avvenuto ad una paziente alla Radiologia del nosocomio di Legnago.
«Sono entrata in ospedale martedì 25 agosto alle 12 per poter fare una radiografia. Quello che ho visto ed ho dovuto fare ve lo racconto – scrive in un’email la lettrice -. Serpentoni di corridoi da percorrere, quando va bene spinti su un letto o una carrozzina, ma se solo zoppichi appena te li fai come un canguro. E poi? E poi caccia alla sala dove dal Cup ti hanno mandato. Se hai quella con il numero 30, stai pure fresco che vai al 12 o all’1…come al Gioco dell’oca. Solo che non di gioco si tratta, ma di vicende quotidiane».
«La sala numero 30 è introvabile – continua la lettrice -. Dopo i tempi tecnici per arrivarci a saltoni, il personale ti accoglie molto gentilmente e viene eseguita la richiesta del medico. Nell’attesa della risposta, inganni le due ore, pausa pranzo del personale compresa, guardandoti intorno. Tu sei fortunato, cammini un po’ e te ne puoi andare da solo anche al bar dell’ospedale se serve. Ma quella povera vecchietta lasciata in corridoio per quasi un’ora su un letto e la bombola d’ossigeno attaccata che le pende sul cuscino come una spada di Damocle, lei non sa come ingannare l’attesa. Non ha nessuno con cui condividere la noia. Al suo capezzale nemmeno un assistente. Non riesce nemmeno ad allungare la mano per raggiungere la colonnina con i fogli informativi dei servizi ospedalieri per il cittadino. È troppo lontana. Ma se fosse vicina, che cosa cambierebbe? Non ci troverebbe quei fogli promessi, ma altro materiale della Regione Veneto che riguarda la cura della pelle, a cui lei non può ormai importare più nulla. Le sarebbe più utile conoscere i suoi diritti».
«Alla fine la foto del tuo scheletro arriva e, dopo averla guardata con l’ansia di chi non stava più nella pelle, te ne vai contento con la soluzione al tuo male in tasca e alleggerito nel portafoglio dal ticket pagato – conclude la lettrice -. D’altra parte, sei stato ospite della Sanità pubblica per ore, dovrai pur ricambiare in qualche modo!».