L’uomo del Family Day di Verona che sbarca a Legnago per parlare di testamento biologico. È già infuocato il dibattito politico sulla serata organizzata per venerdì 7 febbraio, con il patrocinio del Comune di Legnago, dall’associazione “Family Day difendiamo i nostri figli” che prevede, alle 20,45, in sala civica, una vera conferenza di Massimo Gandolfini su “Dat – Disposizioni anticipate di trattamento, accanimento terapeutico o cure?”. In parole comprensibili si parlerà del testamento biologico.
Gandolfini, nato a Roma nel 1951, neurochirurgo e psichiatra, direttore Dipartimento di neuroscienze e chirurgia testa-collo dell’ospedale Fondazione Poliambulanza di Brescia, è famoso per essere stato nel 1978 fra i primi medici a dichiarare l’obiezione di coscienza rispetto alla legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza e nel 1981 si è impegnato a favore del referendum abrogativo. Aderente al Cammino neocatecumenale, presidente del comitato Difendiamo i nostri figli, organizzatore di due Family day, fa parte dell’Associazione medici cattolici italiani, è padre adottivo di sette figli.
A far scuotere sono le sue tesi su omosessualità, aborto, diritto al fine vita. Tutti argomenti fragili e difficili che Gandolfini ha affrontato con estrema durezza, definendo «l’omossessualità una variante del comportamento umano, un disagio identitario che va corretto dall’educatore che deve spingere il gay verso l’eterosessualità»: «la soppressione di una vita umana si chiama omicidio e il feto è un essere umano biologicamente definito»; «non penso faccia parte della disponibilità dell’uomo il diritto di morire»; «le famiglie arcobaleno, quelle plurime, quelle allargate, non sono famiglie vere. Sono unioni affettive che non rientrano nella fattispecie prevista dalla nostra Costituzione e sono un’insidia per le famiglie tradizionali».
«Il nostro disappunto come consiglieri comunali d’opposizione è totale – afferma Diego Porfido, capogruppo di Legnago Futura -. L’amministrazione Lorenzetti appoggia un evento tenuto da chi crede che gli omosessuali vadano rieducati, che l’aborto è un omicidio, che la famiglia è una sola. E tra l’altro senza contraddittorio e con l’assessore Donà che invita i cittadini a partecipare con una lettera. Questo fa pensare che la maggioranza che amministra la città condivida un certo tipo di ideali, strizzando l’occhio a un’idea di società che è esclusiva, non inclusiva, che rifiuta e non accetta».