Era di Micaela lo zainetto ritrovato nel parcheggio dove è stata uccisa. E suo, secondo quanto appurato dai carabinieri che stanno indagando su questo terribile omicidio, sarebbe anche il coltello da macellaio a mannaia trovato all’interno. Un coltello con tracce che fanno pensare a sangue, tanto che è stato acquisito e affidato alla divisione scientifica dei Carabinieri per analizzarlo e capire se è veramente sangue e se è della donna.
Non si trova, invece, il cellulare della vittima e questo fa pensare che qualcuno l’ha fatto sparire. E che sopra ci fossero i dati di una delle ultime telefonate, quella dell’appuntamento con l’assassino in quel parcheggio di Colà di Lazise sul Lago di Garda, dove ieri alle 6,30, è stato trovato da un turista che faceva jogging il corpo straziato di Micaela Bicego, 47 anni, commerciante di Bussolengo.
Sono tante, infatti, le domande che ancora rimangono da sciogliere in questo caso di omicidio che vede ancora una volta come vittima una donna. E la prima è cosa ci facesse in quel parcheggio, davanti all’entrata delle Terme di Villa Cedri a Colà, la donna? E poi perché aveva nello zaino quel coltellaccio? Di chi o cosa aveva paura?
Le indagini stanno proseguendo su tutti i fronti, sia sentendo e risentendo marito e figlio, sia scavando nella vita di Micaela, per capire se ci fosse qualcun altro. Il delitto fa pensare ad un atto d’impeto, improvviso: la donna sarebbe stata colpita con qualcosa alla testa e poi investita e schiacciata con un’automobile. Ma per capire bene come sia morta, questa mattina il pubblico ministero Alberto Sergi, che conduce le indagini, ha affidato ad un medico l’autopsia sul cadavere della donna. Ma non solo, si attendono anche gli esiti delle analisi sulle auto del figlio Nicolò, 22 anni, studente universitario a Milano e domiciliato a Sirmione; e del marito, Giuseppe Bonato, 60 anni, ragioniere, impiegato di VeronaFiere, anche lui originario di Bussolengo e socio con il fratello di un’impresa edile in paese. L’uomo ieri è stato interrogato per ore, assieme al figlio.
A dare l’allarme sulla scomparsa della donna era stato proprio il figlio, che non l’aveva vista tornare nell’abitazione di Colà di Lazise dove la donna era andata ad abitare da un anno, e dove spesso il ragazzo la raggiungeva. L’aveva cercata inutilmente al telefonino e poi in auto per le strade di Lazise. Ma anche qui c’è qualcosa che non quadra: il ragazzo avrebbe dato l’allarme alle 4 del mattino e la sua auto sarebbe stata registrata dalle telecamere in zona alle 5.
Il giovane era, però, preoccupato avrebbe confessato ai carabinieri. Da qualche tempo, i rapporti tra la mamma ed il papà si erano fatti difficili, tanto che un anno fa era arrivata la decisione di separarsi: lui a Bussolengo e lei a Lazise. E l’altro giorno tra i due ci sarebbe stato l’ennesimo litigio, sembra per motivi economici legati ad un affare andato male all’uomo, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti.