Sabato 30 luglio, Albino Armani, produttore originario della Vallagarina ha ricevuto il diploma di Accademico Italiano della Vite e del Vino nel corso di una cerimonia informale svoltasi nella sua tenuta di Marano di Valpolicella. Un prestigioso riconoscimento riservato a personalità rilevanti del panorama vitivinicolo italiano che si sono distinte per studi, ricerche e discussioni sui maggiori problemi concernenti la vite e il vino, che hanno saputo promuovere il progresso della viticoltura e lo sviluppo dell’enologia e che, quindi, attesta il contributo importante che Armani ha saputo dare al comparto nel corso della sua lunga attività.
Il nome Armani affonda le sue radici in oltre quattrocento anni di storia, di vigna e di passione per il vino. Sin dai suoi albori l’azienda familiare, che oggi conta cinque tenute di proprietà per un totale di circa 380 ettari di vigneto distribuiti fra Veneto, Trentino e Friuli-Venezia Giulia, ha guardato con favore alla crescita e al sostegno della viticoltura, mantenendo sempre uno sguardo attento alla tutela e alla conservazione del territorio. A testimoniarlo diversi progetti, studi e sperimentazioni portati avanti individualmente o in collaborazione con noti istituti e centri di ricerca, come il lavoro di recupero delle varietà autoctone antiche della Valdadige svolto con la Fondazione Mach di San Michele all’Adige che ha restituito una collezione di 13 vitigni reliquia appartenuti al patrimonio ampelografico della Vallagarina e che permette oggi di godere di vini straordinari come il Casetta (o Foja Tonda). O ancora gli studi con il geologo Guido Gonzato volti ad individuare le aree più vocate allo stile aziendale che hanno portato all’odierna mappatura dei suoli che descrive quella di Marano come l’unica sottozona della Denominazione ad avere terreni a carattere vulcanico o, per chiudere, l’attrazione per le varietà indigene e ormai dimenticate dell’Alta Grave Friulana come lo Sciaglin e il Piculit Neri protagonisti dell’ultimo progetto di rafforzamento identitario della regione vinicola.
«Sono estremamente onorato e orgoglioso di essere membro dell’Accademia, questo rappresenta per me un importante traguardo. La mia filosofia produttiva parte dal legame indissolubile che ho con il mio territorio di nascita – dichiara Armani -. Come dico spesso, io sono della mia Valle, come un sasso o come una pianta, sono legato alla mia terra. Qui sono stato educato a fare ciò che si deve fare nel rispetto di tutti gli elementi che compongono questi luoghi, dalla natura alle persone. È questo che rende grande un vino: non il prezzo, non la fama, non i punteggi della critica, ma la sua capacità di portare il peso di un’identità e di comunicare il territorio che lo rende unico».
A consegnare il diploma Danilo Riponti, avvocato e membro del consiglio direttivo dell’Accademia Italiana Della Vite e del Vino: «Il vino è un prodotto esemplare assolutamente centrale nella cultura nazionale, non solo nell’agricoltura. Questa visione scientifica della civiltà del vino caratterizza l’operato dell’Accademia che ospita al suo interno pochi produttori, tantissimi studiosi, scienziati e ricercatori e qualche uomo di economia».
Ospite alla consegna del diploma anche Attilio Scienza, professore ordinario all’Università degli Studi di Milano, scrittore di tanti libri sul vino e membro dell’Accademia della Vite e del Vino: «Nella mia personale visione, mi auguro che un domani l’Accademia possa accogliere un numero sempre maggiore di produttori ispirati che, con il loro bagaglio di sapere ed esperienza di chi quotidianamente è sul campo, possano contribuire in maniera importante, al fianco degli accademici e dei centri di ricerca, per lo sviluppo e il progresso della viticoltura».
Nella foto, da sinistra Ripoti, Armani e Scienza