Nell’ambito di una maxi operazione antidroga della Questura di Rovigo, la Polizia di Stato di Verona, con una task force di 40 poliziotti della Squadra Mobile, del Reparto Prevenzione Crimine ed unità cinofile di Padova, coordinati dal dirigente della Squadra Mobile scaligera Vicequestore Aggiunto Di Benedetto, all’alba di oggi ha dato il via alla esecuzione di: nr. 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere; nr.3 ordinanze di custodia cautelare degli arresti domiciliari e nr. 4 perquisizioni locali, che hanno interessato i Comuni di Verona, Legnago, Cerea e Roverchiara.
A partire da dicembre del 2013, la Sezione Antidroga della Squadra Mobile di Rovigo, attraverso lo sviluppo di una notizia acquisita nell’ambito di una precedente operazione antidroga denominata “Cohiba”, ha posto l’attenzione su di un marocchino domiciliato a Lusia (RO), indicato quale attivo spacciatore al dettaglio di cocaina, al quale si rivolgevano assuntori provenienti da tutta la provincia rodigina. Da qui gli investigatori sono risaliti, dopo pochi mesi, ai suoi canali di approvvigionamento: cocaina e hashish immessa sul mercato polesano provenivano dalle province di Milano, Modena e Mantova.
Il prosieguo dell’attività tecnica, concordata con l’Autorità Giudiziaria, consentiva di identificare i trafficanti di livello superiore, sempre di origine marocchina, che gravitavano, per la maggior parte, nei territori dell’Alto Polesine (Lendinara – Badia Polesine – Castelmassa), nella Bassa Veronese (Castagnaro – Villa Bartolomea – Legnago), nella Bassa Padovana (Masi – Megliadino San Vitale) e nella provincia di Mantova (Sermide – Ostiglia – Poggio Rusco).
In particolare, emergeva su tutti la figura di un cittadino marocchino, regolare, residente prima a Legnago e poi a Roverchiara, che aveva intessuto una fitta rete di spaccio “all’ingrosso” nella campagna di Carpi di Villa Bartolomea. Questi, avvalendosi di altri suoi connazionali si recava tutte le sere in una zona isolata della campagna di Carpi dove riceveva i suoi “clienti”, sia magrebini che italiani, ai quali cedeva partite di cocaina e hashish che per la loro quantità (la cocaina nell’ordine di quantitativi variabili dai 10 ai 200 grammi – l’hashish nell’ordine di quantitativi variabili dai 500 grammi ai 5 chilogrammi) erano destinati ad un successivo smercio al dettaglio. La droga veniva nascosta in aperta campagna e quindi, se rinvenuta, difficilmente poteva essere attribuita a chicchessia. L’accesso alla zona di smercio utilizzata dal soggetto marocchino, soprannominato “Il Nero” (proprio perché si muoveva solo di notte) era “blindata”: chi doveva accedervi doveva prima “accreditarsi” presso un suo diretto collaboratore e, solo successivamente, l’auto dell’acquirente veniva fatta accedere in una strada sterrata a fari spenti. La droga veniva consegnata dal “Nero” al suo collaboratore che provvedeva, subito dopo, a consegnarla al “cliente”.
Il proseguo delle indagini consentiva alla Squadra Mobile di arrestare in flagranza 22 soggetti di nazionalità marocchina ed italiana e di sequestrare circa 100 kg. di hashish e circa 2 Kg. di cocaina.
Ma gli arresti più eclatanti in questa lunga indagine, che hanno peraltro consentito di individuare uno dei canali transnazionali di importazione della droga in Italia, sono senza dubbio quelli avvenuti nel porto di Genova il 9 febbraio 2015 e nel porto di Livorno il 21 febbraio 2015. Nel primo caso furono arrestati 3 corrieri marocchini che trasportavano, in due auto, 50 chilogrammi di hashish (nascosti in paratie saldate sul fondo del pianale dei veicoli stessi), mentre nella seconda operazione furono arrestati una donna ed un uomo, anche loro marocchini, che trasportavano sulla loro auto 25 chilogrammi di hashish sempre abilmente occultati in un doppio fondo ricavato sul pianale del mezzo. Tutti i corrieri, ed i veicoli, erano imbarcati su una motonave proveniente da Tangeri (Marocco).
Tra gli altri arresti effettuati dalla Squadra Mobile rodigina nell’ambito della medesima operazione, spicca proprio quello del “Nero”, avvenuto il 1° aprile 2015 in maniera rocambolesca. Per sfuggire alla cattura, il marocchino si era gettato all’interno di un fiume nella città di Legnago ma fu subito individuato e catturato. Nella sua abitazione furono trovati ben 1,2 chilogrammi di cocaina, con grado di purezza che superava il 90% e circa mezzo chilo di hashish.
Lo straordinario volume di elementi raccolti nel corso delle indagini e posti al vaglio del sostituto Procuratore dott.ssa Sabrina Duo’, ha permesso al GIP del Tribunale di Rovigo, di emettere 53 misure cautelari e 73 decreti di perquisizione. La ricostruzione dei volumi di droga trattata tra i vari soggetti (importata, acquistata e venduta) potrebbe essere quantificata in circa 400 chilogrammi di hashish e circa 30 chilogrammi di cocaina.