
Un Nabucco “patriottico”, rinnovato nel nuovo allestimento e trasportato nell’Italia Risorgimentale delle cinque giornate di Milano (con una scenografia imponente alta 18 metri e pesante 35 tonnellate a rappresentare il Teatro alla Scala del Va’ pensiero) dall’allestimento del regista Arnaud Bernard e dai costumi in stile fine ’800 disegnati da Alessandro Camera, ma diretto inflessibilmente dal maestro Daniel Oren (al suo 28° Festival areniano) e interpretato dal baritono George Gagnidze, georgiano di Tblisi ma dal 2009 al Metropolitan di New York e considerato uno degli specialisti del repertorio Verdiano.
Aprirà così il 95° Opera Festival all’Arena di Verona, il 23 giugno. Poi, in cartellone l’immancabile Aida (24 giugno la prima) giunta alla 650. rappresentazione dal 1913 ad oggi proposta nella versione futuristica e visionaria dell’edizione del centenario areniano; Rigoletto (dal 1° luglio) nell’allestimento tradizionale del regista Ivo Guerra; Madame Butterfly nella versione del 2004 di Franco Zeffirelli; e a chiudere Tosca nell’allestimento del 2006 di Hugo de Ana. In mezzo, gli eventi speciali di “Roberto Bolle and Friends” (17 luglio), Placido Domingo con “Antologia de la Zarzuela” (21 luglio) già tutto esaurito; ed il 15 agosto l’esecuzione della IX Siinfonia di Beethoven diretta da Daniel Oren.
A presentare il Festival lirico sono stati oggi nel foyer del Teatro Filarmonico, il sovrintendente Giuliano Polo, il registra francese Bernard, il tenore Gagnidze e Carlo Ventre (tenore) e Amarilli Nizza (soprano) che saranno tra gli interpreti dell’Aida. «È la mia seconda volta in Arena, dopo “La Traviata” del Festival 2011 – ricorda Gagnidze – e devo dire che questo non è un teatro come tutti gli altri. Quando entri in scena e ti vedi davanti 20 mila spettatori, cinque volte quelli del Metropolitan, con gli spazi enormi dell’Arena, è un colpo, devi veramente farti forza per far uscire la tua voce. Poi, è un’emozione enorme e una grande faticata perché in Arena, oltre che cantare, dobbiamo anche muoverci».
«Io qui oramai sono a casa, visto che è da 12 anni che partecipo al Festival, ma ne sono sempre orgoglioso – ha detto Ventre -. E l’Aida di quest’anno secondo me è una produzione molto particolare, con scene stupende. E lavorare su questo teatro è sì un’impresa, basti pensare che, come ha detto Gagnidze, dobbiamo muoverci tenendo sempre l’attenzione al direttore d’orchestra, ma la soddisfazione delle migliaia di spettatori è immensa». «È bellissimo tornare a Verona, dove ritrovo quella che per me è come una grande famiglia – ha affermato Nizza -. Quest’Aida sarà una produzione fantastica, con acqua, coccodrilli, un grandissimo caymano o non so cosa, lascio la sorpresa agli spettatori».
«Mettere in piedi in pochi mesi una stagione come quella dell’Arena, il più grande teatro all’aperto del mondo, è stata un’impresa. E di questo ringrazio la professionalità delle maestranze – ha concluso il sovrintendente Polo, nominato a novembre 2016 alla guida della Fondazione -. Sono arrivato in piena tempesta con tensioni sindacali e problemi di conti. È stata dura ma l’Arena ha la forza per risollevarsi e lo dicono i numeri del bilancio 2016 che mi appresto a presentare, che chiude con un pareggio solido e che per la prima volta abbatte di 2 milioni il deficit strutturale dell’ente, che passa da 28,5 e 26,5 milioni».
E i tagli? «La decisione sul corpo di ballo era dolorosa ma non rinviabile. E comunque la Fondazione garantisce i balletti delle sue opere, con assunzioni a termine di 120 giorni, e questo è un ulteriore segnale che il Festival Areniano è in grado di produrre fondi per pagare le sue spese». Magari con l’anfiteatro coperto…«La copertura è un falso problema ed un progetto irrealizzabile su un monumento come l’Arena – taglia corto Polo -. Dobbiamo puntare su produzioni nuove e belle come questo Nabucco che sono sicuro entusiasmerà il pubblico. Vedrete che scenografie realizzate dalla maestranze interne in pochi mesi».