A far arrabbiare gli agricoltori che oggi stanno protestando a Verona contro le sanzioni economiche imposte da Putin, il fatto che queste finora hanno solo prodotto lo stop alle importazioni Russe, con il Paese di Putin che ha sostituito sugli scaffali dei supermercati i prodotti Made in Italy scandalosi surrogati, come la Coldiretti ha denunciato con foto, prodotti e documenti nell’assemblea tenuta nelle stesse ore della protesta al Cattolica Center.
Lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia ha, infatti, provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dal “salame Italia” alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla “Robiola Unagrande”, ma anche la mortadella “Milano” o il “Russkiy Parmesan” tutti rigorosamente realizzati in Russia.
Questo sta provocando un danno economico, ed anche occupazionale, enorme come hanno sottolineato nell’assemblea di Coldiretti in corso al Cattolica Center i maggiori operatori economici dell’agroalimentare coinvolti nell’interscambio commerciale con la Russia, ma anche rappresentanti istituzionali, dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina al Governatore del Veneto Luca Zaia fino al Sindaco di Verona Flavio Tosi.
«Alla crescente domanda di prodotti agroalimentari italiani la Russia – sottolinea il presidente regionale di Coldiretti – sta rispondendo con un potenziamento dell’industria alimentare locale e nuovi investimenti sono stati realizzati per aumentare la produzione di formaggi, che è già cresciuta del 20 per cento negli Urali Centrali, ma sono previsti nuovi caseifici nella regione Sverdlovsk per coprire fabbisogni di formaggi duri e molli, dalla mozzarella al parmigiano. Nella stessa regione è in fase di sviluppo, con nuovi grandi macelli per maiali, anche l’industria della carne e dei salumi».
«Il “Russkiy Parmesan” viene prodotto insieme al gorgonzola a 60 chilometri da Mosca nel villaggio di Dubrovskoe, ma nelle principali catene del Paese – informa la Coldiretti – sono in vendita con nomi italiani mozzarella, ricotta, mascarpone, robiola Made in Russia, ma anche diversi tipi di salame Milano, di mozzarelle “ciliegine”, di scamorze, insalata toscana “Buona Italia” e pizza “Sono Bello Quatro formaggi” con tanto di errore grammaticale ma anche il prosecco della Crimea».
«A far proliferare la presenza del falso Made in Italy non è stata pero’ solo l’industria russa ma – sottolinea la Coldiretti – anche molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Bielorussia, l’Argentina o il Brasile che hanno aumentato le esportazioni dei cibi italiani taroccati. Nei supermercati russi – precisa la Coldiretti – è possibile infatti trovare scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine Brasiliana o Argentina».
«Così, alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane in Russia si sommano quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy – rileva la Coldiretti -. Il rischio riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre in altri sono stati sostituiti da tarocchi locali».
Un danno anche per l’economia russa che priva i suoi cittadini di alimenti di qualità particolarmente apprezzati come dimostra il fatto che i turisti russi in Italia sono i più appassionati del cibo Made in Italy che acquistano con una percentuale dell’87%, la più alta tra i diversi paesi, secondo le elaborazioni Coldiretti sullo studio “In viaggio attraverso l’Italia”.
«Come spesso accade, la guerra e le sue conseguenze uccidono il commercio buono e fanno proliferare quello cattivo, e c’è il rischio che per l’export agroalimentare Made in Italy nel Paese di Putin si possa giungere ad un punto di non ritorno con la perdita definitiva degli spazi commerciali dopo anni di intensa crescita», afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che «il rischio è che una volta perso lo spazio sugli scaffali sarà difficile recuperarlo, anche se le tensioni politiche saranno separate e l’embargo eliminato, perché i rapporti commerciali si consolidano e i consumatori russi potrebbero fare scelte patriottiche e non volere più il Made in Italy sulle loro tavole».