Tra le migliaia di allevatori che con trattori e mucche oggi sono scesi in piazza oggi a Udine, ad un anno dalla fine delle quote latte, per denunciare una crisi senza precedenti che sta provocando la strage delle stalle italiane, c’erano anche tanti veronesi, tra i quali allevatori soci di Coldiretti Verona come Giovanni Bianconi, presidente del Centro Lattiero Caseario “Latte Verona”, e Giovanni Brunelli di Malga Vazzo.
«Siamo davanti a tonnellate di latte da buttare perché sono stati disdetti i contratti e non viene più ritirato dalle stalle, dove bisogna però continuare a mungere per non far soffrire gli animali», ha denunciato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, parlando della scadenza da inizio di aprile della stragrande maggioranza dei contratti di ritiro del latte -. Non è più in vigore l’accordo sul prezzo del latte e si tagliano in modo unilaterale i compensi agli allevatori sotto il ricatto di non accettare la consegna di un prodotto deperibile come il latte. Il fatto che il latte italiano venga rifiutato – ha continuato il presidente della Coldiretti – dimostra quanto sia strumentale la posizione di quanti sostengono che il latte straniero è necessario per soddisfare la domanda nazionale. La realtà è che si punta a far chiudere le stalle per giustificare l’aumento delle importazioni di semilavorati di provenienza straniera a basso costo e scarsa qualità per sostituire il latte italiano».
Una speculazione divenuta ancor più conveniente a seguito dell’embargo russo ai prodotti lattiero caseari europei che, dovendo trovare nuovi sbocchi, stanno invadendo il mercato italiano. «Il settore agricolo è stato vittima di scelte di politica generale assunte senza alcuna considerazione del pesante impatto sul piano economico, occupazionale e ambientale sui nostri territori», ha affermato il presidente Moncalvo, sottolineando anche «i danni provocati all’esportazione dei formaggi italiani più tipici come il Grana Padano che era in forte espansione sul mercato russo ed ora è stato sostituito da dubbie imitazioni soprattutto della Bielorussia, che rappresentano un grosso danno d’immagine al nostro Paese e alle sue produzioni tradizionali».
«Ma la commissione Europea ha anche letteralmente sbagliato tutte le analisi e previsioni relativamente al futuro del settore lattiero dopo la fine delle quote, non prevedendo un aumento così repentino delle produzioni soprattutto del nord Europa – ha denunciato Moncalvo -. La produzione europea del latte sta così esplodendo in alcuni Stati come Irlanda o Olanda che dopo la fine delle quote latte fanno registrare incrementi a due cifre della produzione, mentre in Italia si stimano aumenti del 3 al 4%. E adesso sulla crisi degli allevamenti l’Unione Europea si comporta come Ponzio Pilato e scarica le responsabilità sugli Stati membri».