«Legnago è snodo di diverse possibili piste ciclopedonali. La Regione Veneto è chiamata a investire anche in queste infrastrutture perché abbiamo un territorio che merita di essere raggiunto e conosciuto senza barriere architettoniche e con i servizi che mettono in sicurezza chi lo frequenta». È la proposta di Elisa La Paglia, candidata alle elezioni regionali per il Pd, che lancia la sua idea di mobilità sostenibile per il Basso Veronese, area che soffre sempre di più per la congestione da traffico automobilistico privato anche per la mancanza di alternative sia di trasporto pubblico che di collegamenti sicuri tra un Comune e l’altro per chi si sposta sulle due ruote.
«Nella Bassa ci sono già parecchi percorsi ciclabili, ma serve una visione d’insieme per costruire una vera e propria rete che favorisca non solo gli spostamenti da una zona all’altra, ma anche il movimento delle persone all’aria aperta. Una ciclovia completa, che raccordi i diversi tratti ciclopedonali, sarebbe di enorme attrattiva non solo per i fruitori locali, ma anche per una fruizione cicloturistica e quindi per lo sviluppo delle economie locali. La Cicladige nata a Dolcé, raccordo tra la ciclopista che arriva dal Brennero e la Valpolicella, ha registrato oltre 100.000 passaggi e si è rivelata quindi un volano per tutta l’economia della zona: dai bar ai ristoranti, dagli hotel agli agriturismi. Il Basso Veronese, con la natura e la biodiversità tipica del paesaggio rurale veneto, ha enormi potenzialità e potrebbe creare la sia CicloBassa, un grande polo d’attrazione per la mobilità sostenibile».
Attualmente nel territorio sono presenti due importanti ciclabili: una è la ciclabile Adige Sud, che percorre l’argine destro dell’Adige da Verona fino al mare Adriatico, mentre l’altra è la ciclabile Adige-Bussé-Po, che nasce lungo l’argine destro dell’Adige a Roverchiara e si sviluppa lungo l’argine del Bussè fino al Po. Da San Giovanni Lupatoto a Valeggio corre inoltre la ciclabile delle Risorgive, toccando anche i Comuni di Buttapietra, Villafranca e Castel d’Azzano.
«Ora bisogna accelerare su altri importanti pezzi mancanti, cominciando dalla ciclabile sul fiume Tartaro, 50 chilometri circa, di cui si parla da anni, che correrebbe lungo gli argini toccando Villafranca, Povegliano, Castel d’Azzano, Vigasio, Isola della Scala, Trevenzuolo, Sorgà, Erbè, Nogara e Gazzo Veronese. L’idea storica è di Fiab, ma i territori coinvolti sono da stimolare in quanto si sta procedendo molto lentamente – dice La Paglia -. La ciclabile potrebbe essere agganciata alla ciclopista delle Risorgive e in futuro anche a quella sul Menago, che, secondo l’incarico di fattibilità affidato nel 2019, correrebbe lungo gli argini del fiume passando da Buttapietra, San Giovanni Lupatoto, Oppeano, Isola della Scala, Bovolone, Cerea e Casaleone. Anche questo percorso, di 35 chilometri, potrebbe agganciarsi perfettamente a monte con la ciclopista delle Risorgive e a valle lungo l’ex ferrovia Treviso-Ostiglia, in Comune di Casaleone, e dovrebbe prevedere collegamenti trasversali in direzione Est-Ovest con la ciclopista del Tartaro. C’è, infine, un’altra idea di ciclabile lungo gli argini del Tione, che attraverserebbe Nogarole Rocca, Trevenzuolo, Erbè, Sorgà e Bonferraro, congiungendosi alla ciclabile del Tartaro dove sorge l’oasi Wwf del Busatello, a Gazzo Veronese».