Ritrovati tra l’Ucraina e la Moldova i 17 quadri, capolavori di Tintoretto, Rubens, Mantegna e Pisanello, valutati 16 milioni di euro e rubati al museo di Castelvecchio di Verona il 19 novembre 2015. L’operazione è stata condotta, a quanto emerso dalle parole dello stesso Presidente ucraino, Petro Poroshenko, che ne ha dato la notizia oggi in un comunicato pubblicato sul suo sito, dalla Polizia di frontiera ucraina e dai reparti speciali militari, e sarebbe avvenuta ancora il 6 maggio.
All’Ansa di Mosca, invece, ha rilasciato una dichiarazione il comandante della Polizia di frontiera ucraina, Viktor Nazarenko, affermando che i quadri sono stati ritrovati il 6 maggio nella regione di Odessa in una località a 15 chilometri dal confine moldavo, probabilmente in un deposito, mentre stavano per essere caricati su un camion per portarli in Moldova.
«La notizia è ufficiale, ma noi i quadri non li abbiamo ancora né toccati, né visti. Siamo felici, ma attendiamo», è l’unica cosa che dicono i vertici di Carabinieri e Polizia di Stato a Verona. Che la pista fosse quella, però, si era capito dopo che mercoledì scorso dall’Italia erano partiti il dirigente della Squadra mobile scaligera, Roberto Di Benedetto, il comandante del reparto operativo del Nucleo di tutela del patrimonio culturale dei Carabinieri, Antonio Coppola, ed il pubblico ministero della Procura di Verona, Gennaro Ottaviano, che segue fin dall’inizio il caso, per partecipare ad un vertice all’Aja, negli uffici dell’Eurojust (l’Unità di cooperazione giudiziaria dell’Unione europea), proprio con gli investigatori e gli inquirenti moldavi e ucraini.
Era composta da moldavi, e dalla guardia giurata italiana che quella notte era di turno al museo di Castelvecchio e da suo fratello, infatti, la banda ritenuta autore dell’incredibile furto, quasi tutti in carcere da marzo, tranne due latitanti moldavi, entrambi pregiudicati per furto, che erano in fuga e considerati degli elementi-chiave della banda. I particolari dell’operazione condotta in Ucraina sono ancora scarni e non si parla di arresti, anche se sono facilmente presumibili. E con ogni probabilità si tratterebbe proprio dei due latitanti.
Ora, a Verona si attende prima di tutto il rientro di quei 17 dipinti di grande valore. Lo stesso Presidente Poroshenko ha precisato di aver dato incarico al vice capo del suo staff Kostanyn Yeliseiev di contattare l’Italia e invitare esperti per autenticare le opere e avviare le formalità per la loro restituzione.
Dalle prime foto del ritrovamento fornite dalle autorità ucraine sembra che le opere siano state avvolte in teli di plastica nera e sepolte sotto terra, ma appaiono in buone condizioni. «Tiriamo un grande sospiro di sollievo e siamo felici, perché è un pezzo importantissimo di Verona che torna ai cittadini veronesi e a tutto il mondo – ha affermato il sindaco di Verona, Flavio Tosi -. Esprimo un ringraziamento enorme alle forze dell’ordine, in particolare all’Arma dei carabinieri che con un grande lavoro e con la collaborazione internazionale hanno conseguito un risultato straordinario».