“L’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar che nei disegni della Divina Provvidenza occupa uno dei posti più belli e che è destinato a svilupparsi sempre più e sempre meglio”. È la frase che San Giovanni Calabria scrisse il 17 agosto del 1948 in una lettera indirizzata a fratel Camolli Clementi, che operava in quella che ancora era la “Cittadella della carità”, incisa sulla targa scoperta oggi sulla facciata della chiesa del Sacro Cuore nel secolo di vita di quello che oggi è un ospedale di fama internazionale. La targa è stata posta dove sorgeva l’ospizio“Casa del Sacro Cuore”, realizzato nel 1922 da don Angelo Sempreboni per ricordare la storia dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar e celebrare i suoi 100 anni d’attività.
Una ricorrenza raccontata anche attraverso un’imperdibile mostra fotografica allestita nel tunnel che dall’ingresso principale dell’ospedale conduce ai vari reparti, ideata da Elena Zuppini e Matteo Cavejari dell’ufficio stampa del Sacro Cuore e concretizzata dal fotografo Renzo Udali. Con 35 pannelli (dotati di qr code e descrizione scritta) nei quali sono riprodotte le immagini dei lavori di costruzione dell’ospizio, la foto della prima sala operatoria, dei reparti nel 1930, la visita di Papa Wojtila al Don Calabria nel 1988, e quelle dello sviluppo odierno come la sala operatoria con il robot chirurgico “Da Vinci”.
«Celebrare i 100 anni vuol dire ricordare e onorare chi ha avuto questa idea, da don Sempreboni e poi nel 1933 San Giovanni Calabria che ha reso possibile tutto questo, trasformando l’ospizio in un vero ospedale – ha ricordato fratel Geodovar Nazari, presidente del Sacro Cuore -. Nel 1953 don Calabria scriveva a don Consolari, primo amministratore dell’ospedale: “Il Sacro Cuore è la conferma eloquente della Provvidenza di Dio, pensate ai tanti che attraversano l’Italia per curarsi qui”. Ecco prosegue ancora oggi in chi opera in quest’ospedale quest’abbandono filiale alla Provvidenza ed il vostro lavoro nel segno di don Calabria. Un’opera che attraverso la cura della salute raggiungere l’anima delle persone».
«Questi 100 anni di attività ci permettono di fare una riflessione – ha proseguito l’amministratore generale del Sacro Cuore Don Calabria, Mario Piccinini -. Cent’anni fa qui c’era un ricovero, oggi c’è un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico con oltre 2300 collaboratori, che conosciamo tutti, uno ad uno perché questa è la forza di quest’ospedale. Ben vengano lo sviluppo tecnologico, le professionalità mediche, ma quello che conta è il nostro cuore che rimane quello di 100 anni fa. Che segue l’insegnamento di Don Calabria nel darsi agli altri. Se continueremo, avremo altri centenari, un ospedale che cresce e che affronta le difficoltà, con il cuore, come San Giovanni Calabria ci ha insegnato. Per questo, anche in un periodo difficile come l’attuale non ci fermiamo: abbiamo in progetto la realizzazione di un nuovo polo chirurgico, di un hospice, di un ospedale di comunità, di una foresteria per i famigliari degli assistiti».
«Sono onorato di aver potuto realizzare questa mostra fotografica, che racconta un secolo di vita che sono anche 100 anni di medicina – ha detto Udali -. Quando abbiamo iniziato il lavoro ho scoperto una miniera incredibile, l’archivio di San Zeno in Monte dell’opera don Calabria, con tante fotografie eccezionali, tutte catalogate con date e descrizioni. Qui abbiamo trovato quella della prima sala operatoria, dove nel 1944 il dottor Zanetti operò di un’ernia strozzata una bambina di 12 anni. Poi ci sono tante immagini storiche per arrivare a quelle del Sacro Cuore di oggi, del robot chirurgico Da Vinci, dei bambini che arrivano in sala operatoria su un’automobilina radiocomandata, degli infermieri che li accompagnano giocando e scherzando con loro. Ecco, alla fine vorrei che le mio foto, quelle che ho realizzato io in questi ultimi anni, riuscissero a far scorgere a chi le guarda che qui si lavora veramente con il cuore».
Dopo lo scoprimento e benedizione della targa commemorativa del Centenario, le celebrazioni si sono concluse nella chiesa parrocchiale di Negrar con la Santa Messa presieduta da monsignor Giuseppe Zenti, Vescovo di Verona.