Secondo l’Annuario del ministero della Salute, in Veneto nelle strutture ospedaliere di ricovero pubbliche, dal 1997 al 2020, i dipartimenti di emergenza e accettazione sono scesi da 19 a 12 mentre i pronto soccorso da 69 a 15. Il risultato è che dagli anni ‘90 in poi, in provincia di Verona, sono stati dismessi e riconvertiti diversi ospedali e questo ha portato alla chiusura dei relativi pronto soccorso, di cui solo oggi uno è attivo come punto di primo intervento su tre previsti.
Sono alcuni dei numeri che verranno presentati nell’inchiesta sulla sanità Veneta che Report metterà in onda domani sera, alle 21 su Rai 3. Un’inchiesta a firma di Claudia Di Pasquale che arriva a due anni dalla pandemia e nel momento in cui stanno arrivando i soldi del Pnrr a risollevare le sorti della sanità. L’obiettivo è potenziare la medicina del territorio, al fine anche di evitare che le persone vadano ad affollare i pronto soccorso. Due miliardi di euro saranno investiti nell’apertura di 1350 case di comunità, che sono delle strutture aperto fino a 24 ore, 7 giorni su 7, in cui lavorano insieme medici di medicina generale, infermieri, specialisti e assistenti sociali. Mentre un altro miliardo sarà investito in 400 ospedali di comunità, che però non sono degli ospedali ma dei reparti con 20 posti letto a gestione infermieristica (7-9 infermieri e un medico per 4-5 ore al giorno).
«Report ha fatto un viaggio in due regioni: la Lombardia che è la regione italiana che ha già inaugurato 32 case di comunità su 216 previste, e il Veneto, che è la regione italiana con il più alto numero di ospedali di comunità, 38 già attivati su 69, anche se in realtà erano stati programmati prima del Pnrr. Il viaggio in queste due regioni alla scoperta di case e ospedali di comunità fa emergere uno spaccato inquietante dei tagli che hanno colpito la sanità pubblica negli ultimi 30 anni – anticipa Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore di Report -. Pronto soccorso chiusi, ospedali dismessi dove hanno lasciato aperti solo degli ambulatori, che oggi con un cambio di insegna diventano magicamente case di comunità, interi reparti ospedalieri tagliati, dove oggi piazzano gli ospedali di comunità, che però sono delle degenze infermieristiche con 20 posti letto, che non potranno mai colmare il vuoto lasciato dalla dismissione di un ospedale».