Lo chiarisco subito: stavolta scrivo perché è accaduto direttamente a me. Non è una cosa grave, ma testimonia la situazione nella quale sempre più sta precipitando la sanità, il tanto sbandierato modello Veneto. [#ilmiocalvarioUlss9]
Una ventina di giorni fa mi si infiamma il ginocchio sinistro. Il mio medico di base, una dottoressa giovane e brava, mi dice di provare a vedere se si sfiamma da solo. E sì, effettivamente le cose sono migliorate, ma il dolore persiste e un po’ mi disabilita. Quindi decido di fare degli accertamenti e la dottoressa mi prescrive con ricetta bianca una Risonanza magnetica al ginocchio sinistro. Qui comincia l’assurdo.
La ricetta dice che dovrei fare l’esame entro 60-90 giorni dalla prenotazione. E già questo ti fa dire: “Mi fa male, vado al Pronto Soccorso anche se so che lo intaso per una cosa che potrei fare in ambulatorio”. Comunque, decido di vedere se per caso riesco a prenotare nel giro di una decina di giorni. Illuso!
Chiamo il Centro di prenotazioni unico dell’Ulss 9 e, dopo un paio di tentativi in cui mi dicono che sono oberati e di richiamare, riesco a stare in linea come nono in coda. Cinque minuti e parlo con l’operatrice che però mi avvisa subito: “Proviamo, ma è da oggi che il sistema non mi fornisce date, schermo bianco”. Ed, infatti, finisce così: impossibile prenotare con ricetta, cioé a spese del Servizio sanitario (per modo di dire perché comunque 30-40 euro me li avrebbero chiesti lo stesso) che poi è quello che manteniamo noi con le nostre tasse(tranne chi lavora in nero naturalmente).
A quel punto l’operatrice mi dice di provare direttamente con il Cup di uno degli ospedali della zona. Abitando in Valpolicella provo con il Sacro Cuore di Negrar, prima online sul sistema dell’ospedale, che però ammette solo le prenotazioni in privato (a pagamento). Poi al Cup, ma come al telefono scelgo l’opzione “con ricetta” parte un messaggio registrato che mi dice “i nostri operatori al momento sono impossibilitati a rispondere riprovare più tardi”. Dopo diversi tentativi decido di andare di persona all’accettazione dell’ospedale. E qui la beffa: se voglio l’esame con ricetta la prima data utile è l’11 dicembre. E a pagamento? “Subito, il 3 giugno o l’11 giugno”. Costo 110 euro.
Fa male dirlo, ma sei costretto a capitolare. Tu vorresti batterti per la Sanità pubblica che ritieni una delle grandi conquiste della nostra democrazia. Ma il sistema che sta sempre più sviluppando chi ci governa, in questo caso in Regione e alla direzione delle Unità socio sanitarie locali (mi rifiuto di metterci davanti la parola “azienda” come da qualche anno vige) ti costringe a cedere, a scegliere, adattarti, soggiacere al privato.
Io me la sono cavata con poco. E per un dolorino al ginocchio. Ma c’è chi rischia la vita e per questo ho voluto far sentire la mia voce. Dobbiamo farlo tutti, per far capire a chi ci governa che non accettiamo questo declivio. Che la sanità la vogliamo e la vorremo sempre pubblica, gratuita e per tutti. Se vogliamo un Paese degno di questo nome.
Massimo Rossignati
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Nella foto il direttore generale dell’Ulss 9 Scaligera, Pietro Girardi