«Chiedo che il Veneto impugni la riforma Renzi sulla cosiddetta “buona scuola”. La legge approvata nei giorni scorsi dal Parlamento e firmata oggi dal Capo dallo Stato rappresenta l’esatto contrario di quell’autonomia e di quel federalismo che la Costituzione riconosce alle Regioni. E tradisce le esperienze di “buona scuola” già in essere».
A dirlo è stata ieri, martedì 14 luglio, Elena Donazzan, assessore regionale all’istruzione e alla formazione, annunciando che lunedì prossimo proporrà alla giunta Zaia di costruire un robusto e articolato ricorso contro la legge «perché sia riconosciuta alla Regione quell’autonomia concreta che ci meritiamo, forti della sperimentata collaborazione che abbiamo in essere con l’Ufficio scolastico regionale, emanazione diretta del Ministero».
Nel mirino dell’assessore regionale c’è il contingente annuale del corpo docenti assegnato al Veneto dal Ministero, calcolato sul parametro numerico di classi teoriche da 32 alunni. «Si ignorano così le specifiche esigenze del territorio regionale, come quella di dare continuità alle scuole a tempo pieno già attivate, o quella di ampliare l’offerta di scuole statali d’infanzia di fronte alla progressiva contrazione delle scuole paritarie costrette a chiudere per effetto della crisi e del taglio ai finanziamenti – dice Donazzan -. È vero che le iscrizioni in Veneto per l’anno che si aprirà a settembre sono in calo di 1607 unità rispetto all’anno che si è appena concluso, ma la riduzione non è spalmata sul territorio. Anzi, ci sono istituti che, in base all’organico ministeriale assegnato, si trovano con classi con oltre 32 alunni. Secondo i calcoli dell’Ufficio scolastico regionale, al Veneto servirebbero almeno 377 insegnanti in più rispetto a quelli previsti in organico».