Lavoro in nero, riciclaggio, ed il sospetto che 3,6 milioni di euro siano fini a finanziare il terrorismo islamico. È quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Verona nel corso di un controllo ai fini dell’antiriciclaggio svolto nei confronti di un “money transfer” veronese.
L’operazione, avvenuta nei giorni scorsi, ha visto i finanzieri indagare il proprietario del money transfer per gravi violazioni della normativa antiriciclaggio dal momento che ha omesso di segnalare più di 800 operazioni sospette all’Autorità incaricata. Inoltre, è stato accertato che, attraverso quell’agenzia di trasferimento di denaro, erano stati spediti 3,6 milioni di euro verso un’area asiatica considerata ad alto rischio di riciclaggio e di finanziamento al terrorismo, senza che fosse stata applicata alcuna misura di adeguata verifica rafforzata dell’identità della clientela. Durante i controllo sono stati anche scoperti nove lavoratori “in nero” e constatato numerose altre violazioni alla normativa valutaria.
Il personale impiegato «in nero» – sei donne e tre uomini di età compresa tra i venti e i trentadue anni e tutti originari dell’area asiatica meridionale – era solito utilizzare le credenziali del titolare, così sostituendolo illecitamente nella gestione dell’agenzia. La normativa di settore, infatti, non permette l’esercizio dell’attività di money transfer, a persone non iscritte in appositi elenchi.
Tutto è stato segnalato alla Procura della Repubblica di Verona per le ipotesi di reato di abusivo esercizio dell’attività di agente in attività finanziaria e somministrazione fraudolenta di lavoro; nei confronti del medesimo money transfer sono state, inoltre, elevate sanzioni amministrative per un importo di oltre 180 mila euro in relazione all’impiego di lavoro in nero, nonché proposte analoghe sanzioni amministrative da un minimo di 30 mila ad un massimo di 300 mila euro per le constatate violazioni in materia antiriciclaggio.