«Io oggi vorrei parlare della qualità dell’Amarone, della bellezza della Valpolicella, della fortuna di vivere a Verona. Ecco, il mio programma parte da qui, dal tornare a puntare i riflettori sulle cose belle e uniche che abbiamo: come l’Amarone, appunto». Sabrina Tedeschi, da fine aprile neopresidente dell’associazione delle “Famiglie dell’Amarone d’Arte” dove è subentrata dopo i canonici tre anni a Marilisa Allegrini, voleva parlare di questo, oggi alla “Bottega del Vino”, a Verona, ma non ha potuto sottrarsi al tema del momento per il mondo del vino: la causa legale tra il Consorzio del Valpolicella Doc che governa la denominazione dall’alto dell’Erga Omnes (la legge che dice che quanto deciso dall’ente vale per tutti i produttori, anche per quelli non associati) e le Famiglie sull’uso appunto del termine “‘Amarone”. Una vertenza che a metà luglio vedrà l’ennesima udienza a Venezia, al Tribunale amministrativo regionale.
«Vorrei che fosse chiaro che la nostra associazione si sta difendendo dalla causa intentata dal Consorzio, una cosa fino ad oggi mai vista in nessuna denominazione, con l’ente di promozione che porta in tribunale i produttori – ha voluto subito chiarire Tedeschi -. È una situazione spiacevole, che fa male all’Amarone, al nostro grande vino, perché di questa querelle hanno già iniziato a scrivere importanti riviste internazionali del settore, come Wine Spectator negli Usa. E sappiamo tutti che se si intacca l’immagine di un prodotto di questo livello, risalire la china è poi difficile».
Tedeschi si è presentata attorniata dai due vicepresidenti, Pierangelo Tommasi ed Alberto Zenato, un terzetto di quarantenni che segna anche un passaggio generazionale al vertice delle Famiglie, fino ad oggi guidate appunto da grandi senatori del Valpolicella come Sandro Boscaini, “mister Amarone”, e Marilisa Allegrini.
«Noi siamo pronti al dialogo con il Consorzio – ha detto la neopresidente – ed ho già incontrato due volte il presidente Marchesini, ma è chiaro che non si può dialogare con una pistola puntata alla tempia. Il Consorzio ritiri la causa davanti al Tar».