È un piano industriale da “lacrime e sangue” quello presentato oggi ai da “Ferroli Spa” alla Rappresentanze sindacali aziendali, con 600 esuberi in Italia e 150 all’estero. Un progetto contro cui, subito, i sindacato metalmeccanici di Cgil e Cisl hanno indetto già da domani lo stato di agitazione sindacale con presidi e blocchi delle portinerie e dei cancelli dell’azienda negli stabilimenti di San Bonifacio, Villanova e Gambellara dalle 7 del mattino con a seguire assemblea plenaria di tutti i lavoratori/trici davanti al palazzo uffici della Ferroli a S. Bonifacio.
Riparte, quindi, in modo forse ancora più terribile, il confronto tra proprietà (quella nuova stavolta formata da fondi d’investimento e subentrata nel controllo dell’azienda di caldaie alla famiglia Ferroli) e le maestranze che ancora un anno fa aveva segnato quella che oramai è la grande crisi della Termomeccanica Veronese , con la Riello di Legnago già ceduta agli americani della United Technologies, e la Ferroli ad un fondo di investimento italo-inglese.
«Il piano mira a ricostruire una nuova azienda con centro focale sempre a San Bonifacio, che avrà un perimetro di attività più contenuto ma sarà molto più competitiva sul mercato. Un piano necessario anche perché, nonostante il riavvio della produzione, le vendite nei primi sei mesi del 2016 sono dimezzate rispetto al 2014, complice una stagnazione sul mercato italiano – spiega in una nota l’azienda -. Il piano prevede una riorganizzazione complessiva di tutta l’azienda, dalla gamma di prodotti alla rete commerciale, senza escludere gli impianti produttivi ormai desueti (chiusura degli stabilimenti in Polonia e Turchia e della filiale in Germania). La nuova Ferroli punterà a: la creazione di modello di business sempre più internazionale, snello e agile che mette al centro la qualità dei prodotti, la fluidità dei processi produttivi per eliminare quelle inefficienze e rinnovare un business model obsoleto che hanno portato l’azienda quasi al fallimento. L’impatto occupazionale, attentamente valutato dall’azienda, avrà un impatto rilevante, ma proporzionale al ridimensionamento della attività e del perimetro di vendita della nuova azienda che vuole valorizzare al massimo le risorse disponibili e prevede anche l’assunzione di almeno 10 nuove figure capaci di sostenere e accompagnare il cambiamento. Tra la fine 2016 e la seconda metà 2017 si prevede una riduzione di circa 600 unità in Italia e 150 all’estero».
Un piano che oggi è stato esposto alle Rappresentanze sindacali dall’amministratore delegato della “Nuova Ferroli”, Maurizio Prete, e che, però, Fim Cisl, Fiom Cgil e le Rsu aziendali respingono con forza, ritenendolo inaccettabile viste le conseguenze sul piano sociale e occupazionale. «L’azienda sta percorrendo la strada più facile per risolvere i molti problemi creatisi negli ultimi anni, facendo pagare il prezzo più alto alle lavoratrici e ai lavoratori – dicono i sindacalisti -. Per questo è proclamano, pertanto, lo stato di agitazione sindacale, con presidi e blocchi delle portinerie e dei cancelli dell’azienda».