Questa sera c’è stato l’ennesimo colpo mortale al progetto di fusione tra Agsm Verona, Aim Vicenza ed A2A Milano. Nel consiglio di amministrazione di Agsm, dopo oltre tre ore di discussioni, il presidente Daniele Finocchiaro (uomo del sindaco Federico Sboarina) è andato, come si dice nel poker, al “vedo”, ponendo ai voti la delibera che prevedeva una delega a sé stesso per chiudere la fusione con Aim Vicenza e trattare quindi la miglior partnership tra le offerte giunte dai competitor privati (da quella iniziale di A2A subito considerata “fungibile”, cioè l’unica con caratteristiche tali da essere utile per gli obiettivi di Agsm, a quelle di Iren, Hera e Dolomiti-Alperia, arrivate nei giorni scorsi) per la scelta del partner commerciale. Ma ha perso: come accaduto già tre volte (l’ultima martedì scorso) Lega, Verona Domani e Pd hanno affossato la delibera. Il vicepresidente Mirco Caliari (Verona Domani) non si è nemmeno presentato alla seduta del cda, Francesca Vanzo (Lega) e Stefani Sartori (Pd) sono usciti al momento del voto, facendo così mancare il numero legale. La conseguenza è che ora è definitivamente abortito il piano della fusione a tre. Tutto questo, dopo due giorni di durissime accuse e sconti all’interno della maggioranza di centro destra che sorregge il sindaco Sboarina (vicino a Fratelli d’Italia). Tanto che si parla oramai di vera crisi politica con la Lega (partito di maggioranza relativa cons 8 consiglieri e 5 assessori a Palazzo Barbieri) e Verona Domani sempre più distanti dalle posizioni del primo cittadino che, per esempio, della fusione a tre Agsm, Aim e A2A aveva fatto uno dei suoi cavalli di battaglia.