“Il grande sciopero del 1949 – Memorie del sindacalista veronese Romano Calzolari” (edito dalla veronese Cierre). Un libro che è una dedica alla vita di un protagonista del Novecento veronese, ma anche un modo per affrontare valori come diritti, doveri, immigrazione, lavoro, onestà. In poche parole, il diritto di tutti a viveri dignitosamente in una democrazia come cittadini compiuti.
È questo quello di cui parla il libro di Giambattista Polo (già presidente della Confederazione Italiana Agricoltori di Verona e coordinatore di Agrinsieme) e Massimo Rossignati (direttore di Primo Giornale), che verrà presentato domani, sabato 30 gennaio, a Verona nella sala Farinati della Biblioteca Civica via Cappello).
A discutere di quello sciopero, e del bivio che rappresentò nella società italiana di quegli anni focali (eravamo nel 1949, con il paese appena uscito dalla guerra, con le prime elezioni che avevano visto la sconfitta del blocco della Sinistra e la vittoria della Dc, con l’esplodere della Guerra Fredda) assieme agli autori saranno due storici politici veronesi: Gianni Fontana, già ministro dell’Agricoltura per la Dc, e Giangaetano Poli, che fu componente del Comitato centrale del Pci.
Il libro, che gode della prefazione di Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica all’Università di Bologna, che ha titolato il suo intervento “Uno sciopero “antropologico“, parte e attore della società di allora. Oggi, si sciopera spesso “contro” i cittadini», è dedicato alla figura di Calzolari, storico sindacalista della Cgil e politico veronese venuto a mancare il 22 ottobre del 2013, protagonista del più lungo sciopero della storia d’Italia: quello dei braccianti agricoli tenuto per quaranta giorni nella primavera del 1949. Allora, Calzolari, 19enne, era il segretario della Federbraccianti cigiellina, ma nelle due risposte all’intervista di Rossignati c’è anche il confronto, attento e profondo, tra le battaglie di ieri e quelle di oggi, tra i problemi di allora e quelli di adesso, che poi non paiono tanto diversi, visto che si parla di immigrazione, di sfruttamento, di disoccupazione.
Le risposte di Calzolari sono quindi una ricostruzione di quell’epoca e di quei monenti, ma anche uno specchio attento a quello che avviene oggi, nel sindacato e nella società italiana. Dettate dall’esperienza, dall’intelligenza ma soprattutto dai valori mai sopiti di un sindacalista che ha segnato la storia sociale e politica di Verona.
Per questo suo impegno, Calzolari finì anche nelle liste degli “oppositori” di Gladio da internare in Sardegna in vista o in occasione di un colpo di Stato. Lista alla quale Calzolari ritiene «un onore» aver appartenuto.
Nel libro vengono pubblicati una parte degli importanti documenti di quell’epoca e di quella vicenda (alcuni “desecretati” da poco), dai “marconigrammi” inviati dalla Questura al Ministero dell’Interno alle segnalazioni delle varie caserme dei carabinieri della zona maggiormente interessata allo sciopero dei braccianti agricoli. A raccoglierli negli Archivi di Stato il paziente lavoro di Giacomo Nalin. Pe chi li vuole analizzare gli autori li hanno resi tutti disponibili sul sito “www.massimorossignati.it” e su quello dell’Ivres (www.ivres.it).