Un piano dell’Ato, il Consiglio di Bacino Veronese che governa acquedotti e fognature, per rinnovare la rete della città di Verona, ferma a trent’anni fa. E al centro in queste settimane di aspre cretiche per diversi episodi di allagamenti dovuti certo al fenomeno delle bombe d’acqua ma anche ad un sistema fognario non più adeguato.
Per questo, in un vertice degli scorsi giorni il Consiglio di bacino ha deciso di promuovere l’adozione di un nuovo programma strategico di intervento che prevede l’adeguamento delle reti fognarie esistenti alle nuove disposizioni di legge. «Le reti fognarie attuali risalgono, per lo più, a oltre trent’anni fa: oggi dimostrano sempre più spesso la loro inadeguatezza, sopravvenuta vuoi per naturali fenomeni di obsolescenza tecnologica, vuoi per i sempre più evidenti cambiamenti climatici – dicono dall’Ato -. Le reti fognarie, secondo i nuovi standard fissati da Arera (ente di controllo), devono garantire un elevato livello di funzionalità e non devono recare disagio alla popolazione, né arrecare danni all’ambiente».
Il programma mira, quindi, a ridurre in maniera significativa l’impatto ambientale residuo delle reti fognarie miste e delle reti fognarie ad uso esclusivo delle acque meteoriche, e il conseguente impatto sociale sulla popolazione derivante dal loro malfunzionamento. Il progetto verrà quanto prima portato all’attenzione del Ministero dell’Ambiente, delle Autorità di Distretto delle Alpi Occidentali e del Fiume Po, della Regione del Veneto e della stessa Arera. E avrà, in definitiva, come obiettivi strategici evitare le esondazioni fognarie derivanti dai fenomeni atmosferici; adeguare gli sfioratori di piena ai nuovi standard nazionali e regionali; ridurre i quantitativi di acque parassite e di acque meteoriche convogliate agli impianti di depurazione».
«È un programma necessariamente molto ambizioso e a lungo termine che richiederà il supporto costante della politica veronese, che dovrà essere forte a Roma e a Venezia, al fine di intercettare il necessario flusso di finanziamenti statali e regionali», commenta Bruno Fanton, presidente del Consiglio di Bacino dell’Ato Veronese.
«Acque Veronesi ha sempre dato piena disponibilità a fare la propria parte e conferma questo impegno anche per il futuro. Il perimetro delle attività di Acque Veronesi – precisa il presidente di Acque Veronesi, Roberto Mantovanelli -è definito dal piano d’ambito stabilito dal consiglio di Bacino e l’azienda opera secondo una convenzione che non prevede attualmente la possibilità da parte del gestore di finanziare interventi sulle acque bianche. La soluzione di un problema così complesso e non adeguatamente affrontato per decenni, oltre ai cambiamenti climatici in atto, non può più passare da interventi specifici ma da progetti strutturali. Per questo serve la massima collaborazione tra enti. E in questo senso l’iniziativa del Consiglio di Bacino, dopo la scesa in campo anche dell’ordine degli Ingegneri, è fondamentale. Perché un tavolo di coordinamento tra tutti gli enti coinvolti, con una regia unica a fare chiarezza su competenze e progettualità è quello che mancava».