“Stato dell’arte nel trattamento del carcinoma del retto. Controversie ed obiettivi dell’innovazione”. Questo il tema del convegno medico che si terrà domani, venerdì 2 dicembre, alla Gran Guardia di Verona con la presenza di oncologi, radioterapisti ed i maggiori specialisti e padri della chirurgia laparoscopica e robotica italiana. Ad organizzarlo è la Chirurgia Generale dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, diretta dal dottor Giacomo Ruffo, che dal 2014 dispone del robot chirurgico di ultima generazione “Da Vinci Xi”.
Con cinquantaduemila nuove diagnosi nel 2015 il tumore del colon-retto è tra le neoplasie più diffuse in Italia, con una leggera prevalenza nel sesso maschile. Quindicimila di questi casi riguardano solo i tumori del retto. Il Registro Tumori del Veneto nel 2015 ha registrato oltre 3.300 nuovi casi, il 30% dei quali di cancro al retto. Definito ancora “big killer”, per la neoplasia al retto si è raggiunta una sopravvivenza media a cinque anni di circa il 60% anche per gli stadi più avanzati, con risultati leggermente superiori in Veneto. L’obiettivo di tutti gli specialisti coinvolti nella diagnosi e nella cura di questa neoplasia (oncologi, endoscopisti, radioterapisti e chirurghi) è quello di promuovere la diagnosi precoce e di trattare questa patologia con un approccio multidisciplinare nell’ottica di aumentare sopravvivenza e qualità di vita.
Tra i relatori del congresso di domani, l’oncologa Stefania Gori, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, Francesco Corcione e Paolo De Paolis, rispettivamente past president e presidente eletto della Società Italiana di Chirurgia, e Claudio Bassi, direttore della Scuola di specialità in Chirurgia dell’Università di Verona. A tenere la lettura magistrale sarà il professor Bill Heald, direttore del Centro di Chirurgia della Fondazione Pelican Cancer Center di Basingstoke (Inghilterra). Heald è uno dei più autorevoli chirurghi al mondo della chirurgia del cancro del retto.
Il percorso per il trattamento del tumore al retto è totalmente cambiato negli ultimi anni. Il chirurgo da primo attore è diventato uno dei protagonisti di un team multidisciplinare e molto spesso interviene in ultima battuta. La chemioterapia e la radioterapia, infatti, aiutano il chirurgo ad ottenere il massimo risultato, riducendo la massa tumorale e sterilizzando la zona attorno al tumore diminuendo così il rischio di recidive.
Se la modalità di trattamento del tumore è totalmente cambiata, lo è altrettanto la chirurgia un tempo altamente demolitiva. Oggi tecnologie come la videolaparoscopia, la robotica e quella ancora in via sperimentale, la TATME (una nuova procedura che permette l’asportazione del tumore via transrettale), coniugano la radicalità oncologica con la conservazione d’organo, che si traduce in una migliore qualità di vita del paziente.