Per le celebrazioni del Giorno della Memoria Verona ricorda la vita e i successi del celebre allenatore ed ex calciatore Arpad Weisz, ungherese di origine ebraica che condusse il Bologna alla conquista di due scudetti (1936 e 1937) e del prestigioso Torneo di Parigi. Deportato dai nazisti e morto ad ad Auschwitz il 31 gennaio 1944.
Promossa dal Comune di Verona e dal Museo Ebraico di Bologna, in collaborazione con Edizioni Minerva, la mostra “Arpad Weisz, una storia di sport e razzismo”, fino al 4 febbraio nella speciale esposizione allestita nell’atrio di Palazzo Barbieri, è un viaggio inedito nella storia, con la proposta di soluzioni comunicative nuove, come la graphic animation di Pier Paolo Paganelli, prodotta da Genoma Films e tratta dall’omonimo graphic novel di Matteo Matteucci. Una sorta di fumetto illustrato per i più giovani, che presenta la vita e i successi del protagonista Weisz.
L’esposizione è stata presentata ed inaugurata questa mattina in Comune dalla Vicesindaca Barbara Bissoli e dall’assessore alle Politiche Giovanili Jacopo Buffolo. Presenti il consigliere comunale Pietro Trincanato, la direttrice Museo Ebraico di Bologna Vincenza Maugeri e l’autore e illustratore del volume ‘Arpad Weisz e il Littoriale’ Matteo Matteucci.
«La ricorrenza del 27 gennaio, “Giorno della memoria” – ha spiegato la vicesindaca Bissoli – è tra le celebrazioni fondamentali che ci consentono di dare memoria della storia e dei valori della nostra comunità. La mostra valorizza e porta alla conoscenza del pubblico la storia di una vita spezzata, di un talento e di una passione sportiva fermati dalla follia delle leggi razziali e dall’orrore della Shoah».
L’esposizione, a cura di Vincenza Maugeri, Carlo F. Chiesa e Pietro Trincanato, è aperta al pubblico, con ingresso gratuito, dal lunedì al sabato dalle 10 alle 18, domenica chiuso. Sarà effettuata un’apertura straordinaria domenica 29 gennaio, dalle 10 alle 18.
La storia personale di Weisz, rivelata anni fa dal magistrale lavoro di ricerca del giornalista Matteo Marani, autore del fondamentale “Dallo scudetto ad Auschwitz. Vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo” (Aliberti editore 2007), si incrocia con quella della città di Bologna, dove Weisz arriva nel 1935 con la moglie Elena e i figli Roberto e Clara, per restarvi poco meno di quattro anni.
La straordinaria carriera nel team rossoblù di Arpad Weisz si interrompe bruscamente. Weisz guida la squadra per l’ultima volta il 23 ottobre 1938, contro l’Ambrosiana-Inter. Il suo sostituto, l’austriaco Felsner, vincerà lo scudetto. Il 10 gennaio del 1939, i Weisz sono obbligati a lasciare Bologna e cercano riparo a Parigi. Tuttavia la Francia non può offrire loro un riparo sicuro e stabilità.
Nel febbraio del 1939 Weisz e famiglia arrivano in Olanda, nella cittadina di Dordrecht, dove Arpad allenerà la squadra locale, portandola alla salvezza e alla conquista di due quinti posti nella massima serie. Ma nell’Olanda occupata dall’esercito tedesco, iniziano le discriminazioni degli ebrei e le deportazioni. Le SS arrestano la famiglia Weisz nell’agosto 1942: Elena, Roberto e Clara, deportati ad Auschwitz, vi trovano subito la morte. Arpad passa prima da un campo di lavoro in Alta Slesia, poi ad Auschwitz, dove muore il 31 gennaio 1944.