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3 Giugno 2023
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Verona, la Guardia di Finanza sequestra 74 milioni per una frode fiscale ad una società che commercia prodotti petroliferi

Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di finanza di Verona ha dato esecuzione nei giorni scorsi ad un decreto di sequestro preventivo pari a oltre 74 milioni di euro. Il provvedimento, assunto dal Giudice per le indagini preliminari, Luciano Gorra, su richiesta del pubblico ministero Paolo Sachar, è stato emesso nei confronti di una società della provincia che commercializza prodotti petroliferi all’ingrosso, sospettata di aver evaso l’Iva per un importo complessivo di oltre 74 milioni di euro.

In ottemperanza al decreto, tra i più rilevanti eseguiti negli ultimi anni dalle Fiamme Gialle scaligere, i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Verona hanno già sequestrato disponibilità bancarie (liquidità, polizze vita, investimenti obbligazionari) per oltre 4,2 milioni di euro, di cui circa 3,2 milioni in capo alla società e poco più di un milione in capo al legale rappresentante.

Tra gli altri beni che i Finanzieri hanno assicurato allo Stato sono ricompresi, inoltre, 4 lingotti d’oro del controvalore di oltre 20 mila euro, 2 immobili adibiti a sede dell’attività aziendale (un capannone e un magazzino-deposito) e quote societarie.

Più in dettaglio, in ragione delle risultanze acquisite all’esito di specifiche indagini condotte nel tempo da vari Reparti della Guardia di finanza sul territorio nazionale e anche di un controllo fiscale svolto dall’Agenzia delle Entrate, la Procura della Repubblica di Verona ha proceduto nei confronti del rappresentante legale della surrichiamata società per le ipotesi di reato di «dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti» e di «omesso versamento di Iva».

L’impresa, infatti, avvalendosi di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti (emesse da società cartiere compiacenti), ha indicato nelle dichiarazioni Iva relative agli anni d’imposta 2016, 2017 e 2018, elementi passivi fittizi per oltre 120 milioni, così evadendo una corrispondente imposta sul valore aggiunto pari a oltre 26 milioni.

Inoltre, l’attuale normativa (in vigore dal 2018) prevede che il soggetto economico che commercializza il prodotto petrolifero sia obbligato in solido al pagamento dell’Iva dovuta dalle ditte richiedenti la nazionalizzazione del carburante (le cartiere), e pertanto la società veronese ha omesso il versamento di detta imposta per il 2018 per un corrispondente importo di circa 48 milioni.

Più nello specifico, con riferimento alla «dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti», si evidenzia che la citata impresa veronese si è rifornita di ingenti quantitativi di carburante acquistandolo sottocosto da oltre una decina di società cartiere (cosiddetti «missing traders» aventi sede nelle province di Roma, Milano, Salerno, Napoli e Novara) appositamente interposte tra la medesima e le cedenti comunitarie secondo lo schema tipico della cosiddetta “frode carosello”. Le stesse società cartiere, interessate da indagini della Guardia di Finanza, sono risultate prive di strutture, mezzi, risorse e capitali, caratterizzate da un ciclo vitale di pochi anni, per lo più evasori totali, e rappresentate legalmente da meri prestanome e, soprattutto, non hanno versato la corrispondente Iva all’erario.

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