
«A quanto ammonta il conto della discriminazione?». Lo chiede con un’interrogazione al sindaco Federico Sboarina, la consigliera comunale del Pd, Elisa La Paglia.
«Il Palazzo della Gran Guardia messo a disposizione gratuitamente per sei giorni, dal 27 marzo al 1° aprile, comprensivo di servizi di allestimento, disallestimento, pulizia straordinaria delle vetrate e del loggiato, posizionamento pannelli giganti, fornitura gratuita di 450 sedie, 120 poltroncine di cuoio, transenne, pedane… persino le piante d’arredo e la corrente elettrica. E inoltre: affissioni murali di poster giganti a carico del Comune; servizio d’ordine gratuito della Polizia Municipale per la marcia di domenica 31 marzo; due palchi in piazza Bra e piazza dei Signori; esenzione dai pass ztl bus; tutte le autorizzazioni gratuite. È solo parte dell’elenco di patrimonio e servizi che il Comune di Verona ha messo a disposizione per la coorganizzazione del discusso Congresso mondiale delle Famiglie che si terrà a fine marzo – sottolinea la consigliera del Pd -. Considerato che soltanto il mancato guadagno per la Gran Guardia, stando alle tabelle ufficiali, ammonta a 58.557 euro, e che altri 10 mila euro circa potrebbe costare la gratuità della sosta e dei pass bus, alla fine della fiera la festa dell’orgoglio omofobo e misogino voluta dal sindaco Sboarina e dal ministro Fontana potrebbe costare ai cittadini veronesi più di 200 mila euro. A tale proposito ho depositato un’interrogazione al sindaci per avere la stima esatta dagli uffici comunali di queste spese».
«Soldi e risorse buttate nell’illusione di ripristinare l’ordine sociale patriarcale riportando indietro l’orologio della storia rispetto ai processi di emancipazione e di conquista dei diritti che sono già realtà – conclude La Paglia -. Altro che orgoglio omofobo, il 2019 dovrebbe essere l’anno in cui si festeggiano i cento anni dell’abolizione dell’istituto dell’autorizzazione maritale. Inserito nel codice civile italiano del 1865 e abolito nel 1919, limitava i diritti patrimoniali e la libertà di lavorare delle donne. Questo convegno strizza l’occhio agli strati più arretrati e reazionari della società, dando fiato a false credenze e tesi antiscientifiche, come hanno dimostrato molti docenti dell’Università di Verona, con l’effetto di aumentare le discriminazioni e incentivare gli atteggiamenti di ostilità e violenza nei confronti dei soggetti che verranno messi alla berlina durante il convegno».