
Ieri, 24 ottobre, la Procura della Repubblica di Verona ha disposto il sequestro di un articolo e di un video pubblicati da EstremeConseguenze.it, la testata di inchieste giornalistiche, diretta da William Beccaro, con sede nella città scaligera. «Un atto gravissimo che lede la libertà di stampa e che equivale al sequestro di un giornale cartaceo – denunciano la Federazione nazionale della stampa italiana e il Sindacato giornalisti Veneto che sono al fianco dei colleghi di Ec -. Oltre ad appoggiare le iniziative della redazione, la assisteremo in ogni sede, compresa quella giudiziaria – continuano Fnsi e Sgv – perché siamo di fronte a una condotta, a nostro giudizio, che si pone in palese contrasto con l’articolo 21 della Costituzione e con la legge sulla stampa».
Il provvedimento del Tribunale veronese è stato preso in seguito alla querela di Silvia Signorelli, figlia di Paolo, esponente della destra radicale, condannato per associazione eversiva e banda armata, defunto nel 2010. Nell’articolo sequestrato, in pratica oscurato, dalla magistratura, la giornalista Raffaella Fanelli scriveva dell’intervista realizzata in carcere con Vincenzo Vinciguerra, il neofascista di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale.
Come spiega il direttore William Beccaro, Vinciguerra non dice nulla di nuovo su Signorelli: «Le dichiarazioni riportate sono le stesse da sempre. Sono note. Sono citate in libri e articoli, ma soprattutto sono in tanti faldoni che riempiono gli scaffali dei nostri tribunali. Ne ha infatti parlato sin da quando nel 1979 è stato arrestato e non più tardi di qualche settimana fa l’ha ripetuto ai magistrati di Bologna. E lo ha ripetuto, proprio a seguito dell’intervista da noi pubblicata. Se alla famiglia Signorelli le parole del terrorista non sono affatto piaciute, così non è per gli inquirenti. Diciamo che, mentre a Verona ci sono toghe che chiedono sorprendenti sequestri, a Bologna altre toghe ripercorrono in un’aula di tribunale quella stessa intervista. Vinciguerra, è bene ricordarlo, è ritenuto dalla Procure, sin dagli anni Ottanta, teste attendibile. Cioè quel che dice è vero. È scritto nei brogliacci degli inquirenti».