«Sta zitto e lavora, o ti butto fuori e così ti rispediscono al tuo Paese». È una delle tante minacce usate, secondo l’accusa, da Roberto Zanini, il titolare del ristorante “Ippopotamo” sul Liston in piazza Bra, a Verona, arrestato mercoledì sera dai Carabinieri con accuse che vanno dall’evasione fiscale e contributiva alla violenza privata, dalla violenza o minaccia per costringere a commettere un reato all’utilizzazione illecita e fraudolenta di manodopera, a reati in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Una storia che rasenta la schiavitù quella scoperta dagli uomini del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Verona e dell’Agenzia delle Entrate, con il supporto dei Carabinieri del Comando Provinciale: orari di lavoro di 14 ore, senza nemmeno un giorno di pausa al mese, una paga di 6 euro l’ora senza contributi. Ed a chi osava chiedere qualcosa di più o solo parlare di diritti, minacce a non finire. Facili contro lavoratori per la maggior parte stranieri ed il resto giovani studenti.
Zanini, 52 anni, noto imprenditore veronese, è ora ai domiciliari mentre il suo ristorante in Bra è gestito da un curatore nominato dal Tribunale. Si sospetta un’evasione fiscale e contributiva che sfiora i 3 milioni e la Procura ha disposto il sequestro di quote di 5 diverse società riferenti al ristoratore e di 21 conti correnti bancari. L’indagine, condotta dal sostituto procuratore Giulia Labia, è iniziata ancora nel 2013, dopo diversi esposti presentati da cuochi e camerieri che si sono avvicendati negli anni nel ristorante. Sarebbero, infatti, ben 170 i lavoratori stranieri e gli studenti che avrebbero subito minacce e sarebbero stati sfruttati dall’imprenditore.